Dopo quasi tre anni di silenzio, i Motionless In White ritornano con un nuovo full length, dal titolo del tutto azzeccato, “Graveyard Shift”. Quindi, come possiamo facilmente intuire ancora prima di premere play, il topic è sempre quello: ambientazioni horror e cupe, a tratti burtoniane, e quella black romance intrisa di splatter e fantasie macabre che in tutta sincerità, ha iniziato a stancare già da un bel po’.
Ciò che in “Graveyard Shift” funziona ancor meno, è il tentativo di “fare il salto” in termini radiofonici e commerciali (tirando pure in ballo un featuring con il buon Jonathan Davis in “Necessary Evil”). Risultando terribilmente banali, complici anche lyrics che vogliono scioccare a tutti i costi, ma che nella migliore delle ipotesi risultano infantili tipo nursery rhyme per darkettoni (quante migliaia di volte avremo sentito qualcosa di molto simile a “I’ve got a dirty little secret / And I’m not sure that I wanna keep it”?).
Nonostante si siano attirati fin dagli esordi del 2010 le attenzioni non esattamente lusinghiere dei detrattori (soprattutto per la loro immagine), il debutto dei MIW è stato se non altro originale, mixando metalcore zarro con influenze goth e industrial. Ma già a partire dal precedente “Reincarnate”, il frontman Chris “Motionless” Cerulli ha iniziato a baloccarsi con il cantato pulito, facendo presagire quale direzione lui e la sua band avrebbero preso con il lavoro successivo.
Sicuramente non è tutto così orribile (vedi la energica “Soft”), ma non bastano i ritornelli forzatamente catchy e gli omaggi a Slipknot, Marilyn Manson e ovviamente Korn a trasformare “Graveyard Shift” in un lavoro degno di nota, pur facendo magari la felicità di teenager infoiati alle prese con i primi turbamenti esistenziali.