È da un po’ di tempo ormai che clicco con sempre più apprensione su ogni notizia riguardante i Motörhead o Lemmy. Questo perché ormai è tangibile l’ansia che ogni notizia possa essere QUELLA notizia. Non è un mistero la condizione di salute precaria del leggendario Lemmy, e oggi il rischio che questo possa essere l’ultimo album dei Motörhead è davvero concreto. Oddio, tecnicamente è dal 1985 che ogni disco dei Motörhead potrebbe essere l’ultimo… ma sono dettagli.
Comunque, al di là degli anni che avanzano, delle cellule che si sfaldano, dei polmoni che collassano e dei fegati che scoppiano, è palese come ci sia una sorta di magia, una “Cattiva Magia”, a far girare il motore di questo colosso della musica. “Cattiva” intesa come al di fuori della percezione comune di sanità, regole, buoncostume, timor di Dio.
I dischi dei Motörhead sono come proiettili: indistinguibili gli uni dagli altri se non si è esperti di armi. Ma l’esperto di armi sa riconoscere i piccoli dettagli di ogni pallottola assemblata a mano: c’è quella che ti penetra, quella ti scoppia in faccia, quella che andrà più veloce delle altre…
Se questo fosse davvero l’ultimo disco dei Motörhead, non si può dire che ci lasceranno col botto, ma ci lasceranno con una bella sassella. Meno varietà rispetto al precedente “Aftershock”, produzione pure peggiore con suoni ronzanti e ignoranti al limite del discutibile, un disco che parte un po’ diesel ma poi inizia ed attacca a piastrellate in faccia, permettendosi di tirare fiato solo con la ballad “Till the End”. Bella affilata la parte centrale, con schegge veloci (diversi pezzi sotto i 3 minuti), la doppiacassa che fa sempre premere l’acceleratore, il riff che fa scapocciare… fa pure una comparsata Brian May, cosa volete di più?
Divertente, azzeccata, adeguata la sgraziata cover conclusiva di “Sympathy for the Devil” dei Rolling Stones: potrebbe essere Lemmy in realtà Lucifero sotto mentite spoglie? No, a me piace pensare che Lemmy sia talmente sopra le parti a livello cosmico da spegnerci le sigarette in faccia, a Lucifero.
Nell’insieme della produzione recente non riesce ad eguagliare l’ottimo “Inferno” (orca son già passati 10 anni) ma in fondo, chi cazzo se ne frega?