My Dying Bride – Feel The Misery

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Il nuovo album dei My Dying Bride non fa registrare grosse novità nel percorso tracciato dagli inglesi negli ultimi 15 anni di carriera, se non un’ancora maggiore propensione a riutilizzare soluzioni tipiche degli esordi, che già nel precedente “A Map of All Our Failures” erano state ampiamente praticate. Questa potrebbe sembrare una critica, ma non lo è. In realtà “Feel the Misery” è una delle migliori release della band, la quale ha tutto il diritto di ripetere ad libitum uno stile che lei stessa ha creato; gli elogi per chi ha saputo scrivere capolavori come “As the Flower Withers”, “Turn Loose the Swans” e “The Angel and the Dark River” non saranno mai abbastanza.

Ecco allora che i passaggi death metal presenti in “To Shiver in Empty Halls” e il conseguente growl esibito da Aaron Sainthorpe si rivelano utilissimi nell’enfatizzare la potenza evocativa del brano, probabilmente il migliore dell’LP. Il continuo variare delle dinamiche, gli accordi di pianoforte giustapposti al riffing allo stesso tempo dolente e feroce, i momenti di vuoto in cui a emergere sono solo i riverberi della chitarra e i colpi sordi della batteria sono tutti ingredienti che potrebbero rendere il pezzo un futuro classico del quintetto; per certo, se fosse stato composto vent’anni fa oggi lo considereremmo tale. Questo è solo l’apice di un lavoro che, sostanzialmente, non concede spazio a punti deboli o cadute di tono. Quel che più convince è l’abilità nel mantenere l’equilibrio degli arrangiamenti e la forza espressiva delle canzoni, sia quando ad emergere sono le componenti più melodiche e classicamente gothic dei britannici, e questo accade per esempio nella bellissima opener “And My Father Left Forever” oppure nell’altrettanto convincente “A Cold New Curse”, sia quando la lentezza viene portata all’estremo e la musica quasi sconfina nel funeral doom, e in questo caso a spiccare sul resto s’impongono le profondissime litanie sulle quali sono costruite “I Celebrate Your Skin” e “Within a Sleeping Forest”.

Il suono melanconico del violino, quello catacombale dell’organo, i tappeti sinfonici di tastiere e piano, i rintocchi di campane sono tutti elementi sfruttati per aumentare l’impatto emotivo delle composizioni, non per soffocarle in una morsa di cattivo gusto. “Feel the Misery”, tra l’altro, tiene fede al titolo e alla nomea dei My Dying Bride: sarebbe in grado di rendere l’ascoltatore di umore cupo e pensieroso persino in un pomeriggio agostano trascorso in spiaggia. Per chi è arrivato al dodicesimo album in studio, si tratta di un risultato non da poco.

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