Quando avevo sedici anni, i Novembre incidevano Arte Novecento e, secondo molte riviste (c’erano ancora sì) di settore, erano tra le migliori promesse assolute nell’ambito metal tricolore. Nel giro di qualche anno firmarono con Century Media e girarono il mondo con gli Opeth.
Sembra tutto perfetto, i Nostri compongono anche con i Katatonia una sorta di triade atmosferica e decadente di un universo death/doom che si dilata orgogliosamente verso il progressive. Tuttavia dopo i primi anni duemila, si spegne la scintilla e il successo sparisce lentamente ma inesorabilmente.
Ora dopo otto anni e spicci, Carmelo Orlando ripropone i Novembre e un disco che non potrà lasciare indifferente chi li conosce da tempo. Un efficace compendio delle coordinate che da sempre hanno animato la band. Un disco e un ritorno che trasudano orgoglio e che meritano rispetto a prescindere.