Gli Of Mice & Men potrebbero scrivere un manuale su come raccogliere i pezzi e rimettersi in piedi in pochissimo tempo dopo un accadimento sconvolgente. In questo caso, si parla ovviamente dell’addio del frontman Austin Carlile. Chiunque, oltre a trovarsi più che destabilizzato, avrebbe aspettato prima di ripartire in quarta, ma i Nostri no. Loro hanno deciso che il modo migliore per elaborare la perdita e uscirne nei migliori dei modi fosse di continuare a battere il ferro, ovvero suonare in lungo e in largo, e di mettersi a lavorare su un nuovo album.
Quindi, dopo aver passato egregiamente la prova del live, con il bassista Aaron Pauley nella veste non solo di musicista ma anche di convincente vocalist, gli OM&M danno alle stampe “Defy” (in uscita il prossimo 19 gennaio), un lavoro che, nonostante le poco favorevoli premesse, alza l’asticella e detterà gli standard per i prossimi undici mesi per quanto riguarda le future uscite metalcore. Prodotto da Howard Benson (noto per le sue collaborazioni con My Chemical Romance, Three Days Grace, Skillet e The All-American Rejects, tanto per fare qualche nome), il quinto full-length della band californiana è un’opera diametralmente opposta al precedente “Cold World” e lo si intuisce a partire dalla opener e titletrack, che setta il mood dell’album, positivo e incalzante non solo nel ritmo, ma anche nelle lyrics.
Pauley, come anticipato qualche riga sopra, se la cava alla grande sia nel cantato pulito, che rimane la sua specialità, sia nel poco esplorato in precedenza screaming. “Defy”, come molti già sapranno, contiene anche una cover di “Money” dei Pink Floyd, cosa che potrebbe far accapponare la pelle ai conservatori, ma da fan della band britannica, posso assicurarvi che i ragazzi hanno trattato la leggenda con i guanti, omaggiandola e filtrandola attraverso la loro sensibilità, ma senza stravolgerla e oltraggiarla. Nonostante il clima estremamente positivo del disco in generale, non mancano i pezzi più riflessivi e malinconici, come la splendida “If We Were Ghosts” piazzata strategicamente in conclusione.
“Defy” non spariglierà di certo le carte in tavola del metallo contemporaneo, ma è un disco suonato e che suona da dio. E non solo. Oltre a essere un lavoro completo e eterogeneo, convoglia un messaggio importante: siamo tutti indistruttibili, basta convincersene. Nonostante tutte le avversità che le vita ci pone di fronte.