Ci sono capitoli del passato che ti segnano e faticano a rimarginarsi. Ci sono capitoli che ti incidono dentro minando sicurezze. Potrebbero essere dei romanzi e in fondo per Paola Turci è stato così, un libro ne ha segnato la fine, un libro, “Mi amerò lo stesso”, ha tracciato l’inizio del suo presente musicale. “Il secondo cuore” di Paola è questo, la casa conscia e sicura che ha tracciato capitolo per capitolo rialzandosi da quelle ferite.
Un disco consapevole, ma anche un disco che mette a duro confronto le due Turci che si riflettono ad uno stesso specchio. “Fatti bella per te”, portata in gara all’ultimo Festival di Sanremo, è stata il motore propulsore di un disco che ha il sapore di vittoria, di rinascita ma anche di orgogliosa consapevolezza per il suo passato artistico. La congiunzione astrale che ha portato al connubio con Chiaravalli, risulta esser fortunata. Temevo uno sfregamento sonoro, invece. Invece la voce di Paola esce prepotente in prima linea ed è la voce, oltre ai testi, a far da padrone.
“Il secondo cuore” vede la Turci di ora desiderosa di scoprire nuovi mondi sonori (“Combinazioni”, “Tenerti la mano è la mia rivoluzione”), e abbracciare la Paola ventenne, sfogliando le fotografie a cui i brani più acustici come “Ci siamo fatti di sogni” e “Nel mio secondo cuore” rimandano inevitabilmente. “E dentro hai una confusione, hai messo tutto in discussione, sorridi e non ti importa niente”, ed è questo lo spirito con presumi sia stato ideato il disco.
Perché Paola Turci non ha più la necessità di affermare la sua individualità musicale, e forse, togliendo proprio questo ultimo velo che le stringeva le mani, la cantautrice ha riscoperto la voce ma anche la bellezza della sua arte.