Phill Campbell – The Age of Absurdity

Phil Campbell ottenne l’autografo di Lemmy quando aveva 12 anni e il bassista mitologico suonava negli Hawkwind, diventando poi nel 1984 il suo chitarrista ufficiale nei Mothorhead. Campbell è poi rimasto fino alla fine del gruppo dopo ben 31 anni di militanza, il componente più longevo della band dopo ovviamente Lemmy.

La sua seconda vita artistica nasce sulle ceneri dei Motorhead con il progetto Phil Campbell And The Bastard Sons che dopo un ep e un live album arriva alla pubblicazione di “The Age of Absurdity”. Phil fa tutto in famiglia, perché a parte il cantante Neil Starr gli altri componenti sono tutti suoi figli, Todd Dane e Tyla. Li abbiamo visti sul palco di Imola nella grande giornata dei Guns ‘N Roses e già allora avevamo colto tutto della loro essenza, perché non c’è bisogno di molti giri di parole. Campbell e i suoi Bastard Sons fanno rock duro, tirato, diretto e veloce.

La voce di Starr è una bella sorpresa anche su disco, si destreggia benissimo nei momenti tirati come in quelli più espressivi e blues come nella bella “Dark Days” o nella oscura epica di “Into The Dark”.
Per il resto il disco non cede mai e mantiene un ritmo forsennato già a partire dal tributo iniziale a quei Motorhead che sono stata la precedente vita di Phil. In “Ringleader” quasi si rimane spiazzati quando inzia il cantato e non c’è Lemmy.

Molto potente e metal “Skin & Bones” che dimostra che la famiglia Campbell è ben consapevole dello stato attuale del genere pur mantenendo sapientemente i talloni ben piantati al classico da cui provengono. Bellissima e forsennata anche “Step Into The Fire”, perle in un album che a dire la verità è positivamente livellato in quanto a qualità e potenza, senza mai avere cedimenti di energia o cali di idee e tensione. “High Rule” avanza decisa tra ritmiche maestose e un cantato graffiante e rabbioso.

Dalla voce di Starr al suono delle chitarre alla sezione ritmica tutto concorre a una piacevolezza generale di un album che è rock puro, divertente e senza ombre. Da uno che ha fatto innumerevoli guerre ma che ha ancora parecchia artiglieria a sua disposizione.