Ormai di Vasco Brondi e del suo prolungamento esistenziale Le Luci Della Centrale Elettrica ne parlano tutti, e non solo in ambito indie/alternative. Per molti “Canzoni da spiaggia deturpata” è stato uno dei dischi italiani più significativi degli anni Zero, decennio che il nostro s’è incaricato di narrare; per altri semplicemente un’opera sopravvalutata e dalle troppe pretese. Eppure non è possibile negare il fervore quasi espressionista e l’urgenza devastante contenuta in quei pochi accordi e in quel canto plumbeo. Oggi, però, Brondi ha pensato di riscrivere quel disco da cima a fondo, solo aggiustando leggermente il tiro a livello musicale, e il risultato è un lavoro modesto come “Per ora noi la chiameremo felicità”. S’è smarrita tutta l’urgenza dell’esordio, e, ciò che è peggio, emergono perfino segni di autocompiacimento nel narrare la vita rubata nell’Italia di questi anni. Un disco discreto e nulla più, che scivola nell’indifferenza, proprio quello che un tipo come Vasco dovrebbe evitare ad ogni costo.