Hanno impiegato qualche anno (dodici a dire la verità) i Children Of Bodom per tornare a comporre qualcosa che meritasse sul serio. D’altra parte la tripletta iniziale con la quale i Finlandesi inaugurarono una carriera diventata quasi da subito da pesi massimi del genere, è di quelle che ti segnano e che, forse, ti obbligano a sparare tutte le cartucce subito, vista l’attesa e l’aura da salvatori del verbo metallico che ti avvolge e troppo presto si attribuisce alle nuove leve. Detto questo, il nuovo “Halo Of Blood” è un buonissimo lavoro, secondo solo appunto ai già citati “Something Wild”, “Hatebreeder” e “Follow The Reaper” di troppi anni fa, e sicuramente un album che potrebbe rilanciare la carriera di un act che ha sperimentato con coraggio sin dalle prime prove, arenandosi poi in una situazione auto-citazionistica che stava diventando a lungo andare imbarazzante. La titletrack con spunti black e una furia esecutiva finalmente convincente è il miglior biglietto da visita per un platter che i fans di vecchio corso attendono da tempo. Bentornati.
Paolo Sisa