I Counting Crows sono una di quelle band che dovremmo conoscere tutti. Perché tanto non riuscire ad apprezzarli sarebbe sintomo di una disfunzione emotivo-uditiva. In oltre vent’anni di carriera i musicisti di San Francisco ci hanno regalato solo sei dischi di inediti, ma addirittura cinque live album. L’ultimo in ordine cronologico, “Echoes of the Outlaw Roadshow”, è la non necessaria conferma del loro primario obiettivo: arrivare al cuore. In fondo è dal vivo che Adam Duritz riesce a esprire tutto il suo talento, seguito da un solidissimo gruppo di grandi musicisti. Così nelle quindici tracce dell’ultima pubblicazione emergono un carisma e un imprinting che non appartengono a quest’epoca.
Cover di Bob Dylan, rock, blues, country, soul, gospel e interpretazioni tanto intime e personali da trasmettere sensazione di privilegio. L’emozione raggiunge probabilmente il suo livello più alto durante la nuova versione della celebre “Round Here”, la canzone da cui tutto ebbe inizio, in cui l’improvvisazione e il trasporto lasciano senza parole.
Speriamo di poter presto avere nuovi inediti dei Counting Crows, ma se dal primo brano del primo disco di una ventennale carriera, cantato e riadattato più e più volte, riescono a sviscerare tutto questo, allora di cos’altro potremmo mai aver bisogno? Cos’altro oltre ad un biglietto per un loro concerto ed un cuore funzionante?