Ottavo disco da studio per uno dei più grandi paraculi (in senso affettuoso s’intende, ndr) del music biz degli ultimi dieci anni. Dopo essere esploso sul mercato con il clamoroso “Devil Without A Cause” del ’98, il successivo raccoltone (con “American Badass”) e “Cocky”, il Nostro ha intrapreso senza indugi la strada del southern e del country, riproponendo, sotto titoli diversi, sempre il solito pezzo. “Born Free” ha di buono la titletrack e poco altro. Buon per lui e per i milioni di Americani adulti che ora lo innalzano a interprete del classic sound made in Detroit, noi preferiamo ricordarlo quando arrivava sul palco impellicciato e si sbatteva su “Bawitdaba”.
Jacopo