Secondo disco per i tedeschi Ahab, autori di ‘nautic funeral doom’ (!). In realtà, a parte le tematiche di mitologia marina e il culto per il “Moby Dick” di Melville, il quartetto propone un classico funeral doom dalle ampie campate melodiche. Soprattutto in questo secondo album la band si allontana dai lidi estremi di Esoteric, Skepticism, Thergothon e compagnia ossianica, per dirigersi verso atmosfere più distese e meno opprimenti. C’è la volontà di interpretare il doom in maniera più tradizionale, l’idea di offrire una maggior varietà con accelerazioni death, la voglia di osare con aperture di liquida pischedelia. In un certo senso l’evoluzione degli Ahab ricorda il percorso seguito dai Pantheist, anche se nel caso dei teutonici la fedeltà ai classici è decisamente maggiore, e l’estro nettamente inferiore. In ogni caso un disco più che buono e un’ottima conferma. Ideale per chi cerca un primo approccio con la musica più lenta del mondo.