La band messinese mette a segno un’opera matura senza dare troppi appigli e influenze precise agli ascoltatori. Come la Roma di Spalletti. Questo disco è un concept dedicato alla loro città.
Partono con un math-post rock figlio della Chicago di quindici anni fa per poi virare prepotentemente altre volte come un bimbo su un autoscontro. I brani si illuminano di psichedelia (dalle parti di Swervedriver e Motorpsycho), per poi farsi progressive, con qualche entrata a gamba tesa di funk. Senza dimenticare certe impennate più grunge in stile Eddie Vedder e soci.
Luca Freddi