L’analisi completa di “Lulu” la potete leggere direttamente a questo link. Il disco è uscito oggi, collezionando più critiche negative che altro. Noi però andiamo controcorrente e ci sentiamo di premiare questa chiacchieratissima collaborazione fra i Metallica e Lou Reed. Certamente non tutto è perfetto, anzi: fra i difetti più sottolineati c’è lo scollamento fra la voce di Reed, usata più che altro in recitativi che lambiscono lo spoken word (una sorta di ibrido fra Henry Rollins e un delirante poeta beat), e la base strumentale allestita dai ‘Tallica, un coacervo di riff e trovate sonore che spaziano fra hard rock, thrash metal, stoner, doom, noise, avanguardia, rumorismi assortiti e altro ancora. Vien da pensare, però, che tutto ciò sia voluto e che tale schizofrenia fra le due componenti sia stata pensata per enfatizzare ancor di più il dramma di Wedekind, basato sulla storia di una ragazzina stuprata e schiavizzata dal suo primo protettore che, divenuta adulta, si vendica diventando prostituta d’alto bordo, sfruttando a sua volta i potenti che riesce a raggirare, sino a cadere in disgrazia lei stessa, riducendosi a battere il marciapiede per sopravvivere, finendo uccisa a coltellate da Jack lo Squartatore. Non esattamente Winnie The Pooh. E probabilmente anche la durata è eccessiva; tagliando qualcosa qua e là l’album ne avrebbe sicuramente guadagnato in compattezza. Tuttavia la libertà espressiva che si respira nelle sue note e la bellezza di certi episodi sono difficilmente replicabili. Vale assolutamente un ascolto, e forse più d’uno.
Stefano Masnaghetti