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Doozer è uno scoppiato inglese – non prendetelo in senso dispregiativo, se ci fossero più scoppiati come lui il mondo avrebbe risolto metà dei suoi problemi – che da qualche tempo a questa parte si diverte trastullandosi con la vecchia psichedelia d’oltremanica. “Great Explorers”, suo secondo disco, è una rassegna di luoghi barrettiani, popolati però anche da altri illustri spostati: Robyn Hitchcock, il re tartaruga Julian Cope di “Fried”, Robert Wyatt, per finire con figure meno note ma ugualmente importanti come Twink e i Tomorrow. Chiuso nella sua stanza, Doozer mostra il dito medio al mondo circostante e si rifugia in viaggi mentali con il solo ausilio della sua chitarra, di una batteria elettronica e di qualche altro effetto di tastiera. Lo può fare perché dispone della sensibilità adatta per questo genere d’imprese. Nella sua micro nicchia, “Great Explorers” è un piccol(issim)o capolavoro.