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Il debutto discografico di questo ragazzo di Melbourne, Australia, s’inserisce nel solco di cantanti come Amy Winehouse e Joss Stone (solo in senso musicale, s’intende). Lui ne rappresenta la versione al maschile. Quindi: bella voce e sonorità che devono molto al soul di marca Stax e Motown, al rhythm and blues classico, più qualche spruzzata di blues. Però (e si tratta di un ‘però’ importante, fondamentale) il tutto è pesantemente modificato da un approccio moderno, ossia anche Daniel filtra e alleggerisce la sua musica con produzione e arrangiamenti ricalcati sui modelli dell’R&B contemporaneo. Ne risultano canzoni graziose e funzionali quale sottofondo nella vita di tutti i giorni, ma quasi sempre scialbe, anemiche e pure un po’ plastificate. Peccato, perché il talento per far qualcosa di più c’è, eccome. Un’altra voce sprecata?