Tanto di cappello alla carriera dei Today Is The Day. La creatura di Steve Austin è stata in grado di cambiare i connotati della musica estrema a colpi di furiose detonazioni noise-core, grind, sludge metal e e postcore, tutti quanti coagulati in una miscela che è arrivata a lambire i confini del progressive più contorto su di un disco come “Sadness Will Prevail” (2002), a detta di molti il loro apice. Anche se altrettanto fondamentali sono stati capolavori come “Supernova” (1993) e “Willpower” (1994), forti di una violenza sonora e concettuale spaventevole, mentre “Temple Of The Morning Star” (1997) ha affogato la follia dei primi dischi in una colata di distorsioni ed effetti primordiali. Imprescindibili.
Tuttavia i Today Is The Day di oggi rimangono una buona band, ma purtroppo ben lontana dallo splendore di un tempo. Certo “Axis Of Eden” (2007) aveva recuperato una piccola parte della grandezza passata, ma non era stato sufficiente. E neppure “Pain Is A Warning” riesce a rialzare le quotazioni di Austin e soci; somiglia al suo predecessore, con alcune aggiunte sludge pescate dai tempi di “Sadness…”. Per il resto tutto appare quasi scontato. Un vero peccato, ed è un po’ triste osservare una realtà che sarebbe potuta diventare enorme spegnersi col passare degli anni.