R.E.M. – Automatic For The People (25th Anniversary Edition)

Forse i R.E.M. sono stati tra gli outsider più poetici e di qualità di sempre nella scena rock, hanno dato importanza vera alla parola ‘alternative’. Lo sono sempre stati, un’alternativa. A tutto, alla non qualità, all’aspettato e al mainstream. Il tutto non da una posizione decentrata ma da protagonisti. Sono sempre stati in classifica ai primissimi posti e in rotazione nel calderone del pop più becero, distinguendosi ed ergendosi a isola salvifica con tanto di faro indicatore per chi si fosse perso tra le acque della mediocrità.

Così si pone anche “Automatic For The People”, un album rock che si offre come alternativa al rock. Nell’era in cui il Grunge esplode i R.E.M. si pongono con il loro già ottavo album come perla di riflessione e maturità, un lavoro concepito già dalle prime pianificazione non per essere suonato dal vivo ma per essere ascoltato. Questo non vuol dire che sia privo di energia e di immediatezza. In “Automatic For The People” c’è tutto il sangue e tutto il sudore che deve avere un album rock, con molte cose in più. Testi che riflettono sulla condizione umana, sulla sua fragilità, sui suoi bisogni. Atmosfere che abbracciano tanti stili diversi, dall’immediatezza del pop con le sue melodie accattivanti e immediate, il folk con arrangiamenti mai banali e sofisticati coadiuvati con l’apporto del classico mandolino e di archi coinvolgenti come nel caso di “Nightswimming”, suonati dal John Poul Jones dei Led Zeppelin.

“Automatic For The People” è quell’album che ha dentro “Drive”, pezzo che lo presenta al mondo. Un discorso sul rock e sui suoi palchi fastosi, un video in bianco e nero con Stipe sollevato e quasi mangiato da centinaia di braccia. C’è “Nigtswimming”, onirica e melodicamente appagante come poche altre canzoni. C’è la famigerata “Everybody Heartsaccompagnata anch’essa da un video capolavoro, dove possiamo leggere (anch’esso in bianco e nero) i pensieri drammatici e disperati di decine di persone bloccate nel traffico, parte di una moltitudine caotica ma al tempo stesso tremendamente sole, una delle analogia alla nostra società più ispirate e potenti. C’è “Man On The Moon”, pop, rock e poesia mischiate alla perfezione in un omaggio al comico Andy Kauffman e ispirazione per il bellissimo film di Milos Forman interpretato da Jim Carrey, la vivacissima e leggera “The Sidewinter Sleeps Tonight” con un mood melodico da cui sarà difficilissima la separazione.

Questi i tantissimi pezzi da 90 dell’album ma da un certo punto di vista quello che fa grandissimo “Automatic For The People” sono proprio le canzoni meno famose, quelle che arrivano dalle retrovie con un carico di bellezza almeno pari alle più famigerate colleghe. Parlo di “Sweetest Follow” (anch’essa contribuisce in maniera fondamentale al mistero e fascino di una colonna sonora, quella di “Vanilla Sky” di Cameron Crowe) o di “Monty Got a Raw Deal” in cui acustica e chitarra elettronica fraseggiano per creare un pezzo delicato ma forte, un vero capolavoro. Anche la “Find The River” finale è un gioiellino acustico, senza dimenticare la carica espressiva di “Ignoreland2 e “Star Me Kitten” o la bellissima “Try Not To Breathe”, profonda e rischiosa nel suo affrontare il tema del suicidio. (L’album è anche passato alla storia per essere stato trovato nell’hi-fi di Kurt Cobain il giorno in cui si è tolto la vita. Lui e Michael Stipe di stimavano a vicenda e programmavano future collaborazioni).

L’occasione per riascoltarlo, e riascoltarlo bene, è la versione deluxe per il giro di boa dei venticinque anni di vita. Oltre all’album rimasterizzato grazie al quale possiamo godere appieno della strabiliante resa acustica e degli arrangiamenti finissimi di “Automatic For The People”, possiamo goderci un cd aggiuntivo di brani live che ci aprono una finestra sull’ennesima punta di diamante di questo gruppo incredibile, una potenza comunicativa ed espressiva gigantesca anche sul palco. Un live per Greenpeace che vede suonate molte canzoni dell’album celebrato, ma anche la famigerata “Losing My Religion”, “Country Feedback” e una dolcissima cover di “Love Is All Around”.

Vera chicca è il terzo disco, quello degli inediti demo. Non molto dissimili alcuni pezzi dalle versioni definitive come “Drive”, mentre in altre si sentono accenni di quello che poi sarà come nel caso di “Wake Her Up” che diventerà “The Sidewinter Sleeps Tonight”. “Mike’s Pop Song” è totalmente inedita e non presente nel disco, un delizioso pop che sa di ballata cantata da Mills. “C To D Slide 13” è nient’altro che una accennata “Man On The Moon” e via così, in un interessantissimo viaggio sulla genesi di un capolavoro e nonostante i pezzi siano in alcuni casi solo strumentali o non nella versione poi fissata su album non è mai noioso e regala quel piacere musicale a cui la band ci ha abituato per tanti anni e che manca come il pane in questi giorni bui.