gRAPpa #11: Rkomi, Fred De Palma, Mostro, Caparezza

Questo è il periodo dell’anno che preferisco. Gente in giro con t-shirt che cammina fianco a fianco a tizi col piumino. Bel casino. Anche le uscite rap di settembre sono un bel casino, tra alti e bassi ecco l’undicesimo appuntamento di gRAPpa.

Rkomi – Io in Terra – Mi aspettavo tantissimo da questo disco. Il suo ep Dasein sollen lo avevo consumato e addirittura inserito nel nostro Pollo come una delle migliori uscite del 2016. Della cricca dei nuovi rapper lui è il mio preferito. Io in Terra, però, mi ha ricordato quelle tipe che ti “matchano” su Tinder, bellissime sull’Iphone e discutibili dal vivo. Qualche pezzo coraggioso c’è, i featuring con Marracash (Milano Bachata) e Noyz Narcos (Verme) sono azzeccati, ma l’impressione è quella di una vera occasione sprecata.

Fred De Palma – Hanglover – A Fred De Palma non interessa essere un rapper a tutti i costi. Lo ripete in tutte le interviste. Caro Fred, saranno due anni che non fai un pezzo rap, non ti preoccupare e vai avanti così. Ogni giorno passano le sue canzoni in palestra e, in pratica, ormai le so a memoria perché entrano in testa in un attimo, non che questo sia sinonimo di qualità però qualcosa vorrà pur dire. Detto ciò, il ritornello di “5:30” è la cosa più brutta che io abbia sentito quest’anno. L’album è composto da 18 pezzi. DICIOTTO! Scalare l’Everest in confronto è una passeggiata. Le canzoni migliori del lotto sono senza dubbio: Adios e Vuoi Ballare con me. Quest’ultima, una tamarrata incredibile con ritornello affidato a Madh. Tutto bellissimo. È la versione urban di Benji e Fede.

Mostro – Ogni maledetto giorno – Io non so come abbia fatto questo disco ad arrivare fino alla prima posizione della classifica di vendita Fimi. Mah. Ho messo la sessione privata su Spotify perché mi vergognavo troppo. “Ogni maledetto giorno” è un disco ripetitivo, qualcuno gli paghi un produttore decente a Mostro perché il 70% dei beat sono praticamenti tutti uguali. Qualche melodia in più non farebbe male. Si sentono solo i kick, hithat, bassi e clap. E poi, basta con quest’aria da dannato! Lui, tutto sommato, scrive anche decentemente ma non è sufficiente.

Caparezza – Prisoner 709 – Che gli vuoi dire a Caparezza. Qui su MA ne hanno già parlato alla grande  ed è inutile dilungarsi più di tanto, ha tirato fuori un signor album che merita di passare anche su questa bellissima rubrica. Più che altro l’ho inserito per poter sentire qualcosa di decente oggi, lo ammetto.