Samuel – Il codice della bellezza

Il codice della bellezza” di Samuel, è una promessa mancata. Un disco che non splende per originalità e poco si distanzia dai suoni a cui i Subsonica ci hanno abituato a lungo tempo. E se parlare di nuovo della band torinese è quanto meno ameno, alla pubblicazione del disco solista del frontman, risulta esser ahimè un atto dovuto.  Perché Romano proviene da quel mondo lì, dai dub e dall’elettronica, e quell’origine rimane marcata.

“Vedrai” sembrava avere uno smalto diverso, eppure il mood percorso in – quasi – tutto “Il codice della bellezza” poi in fondo tanto bello non è. Vuoi per la tematica – l’amore – che il cantante torinese si era ripromesso di sviscerare, ma che nel disco risulta soltanto sfiorata. Vuoi per l’ammiccamento costante di suoni radio friendly (da leggere anche, o soprattutto, a conseguenza degli innumerevoli singoli pubblicati PRIMA dell’uscita del disco), vuoi per i testi di Lorenzo Cherubini che suonano jovanottiani e che sulla voce di Samuel poco calzano. Vuoi per la continua ricerca di gambe che si muovano a ritmo regalando al disco quell’aurea disco dance.

Insomma, “Il codice della bellezza”, può piacere a chi ha un orecchio allenato a quel suono elettronico da ballare; per chi – come me – no, risulta essere un frecciarossa perso. In tal luce risulta essere un piccolo scarno regionale “La Luna Piena”, dove la voce di Romano sovrasta e prende velocità sopra a un impasto sonoro che l’accarezza senza snaturarne l’essenza.