Sono californiani e tamarri fino al midollo, i Sixx:A.M., creazione egocentrica del bassista dei Mötley Crüe Nikki Sixx, che li fece debuttare con la colonna sonora della sua biografia “The Heroin Diaries Soundtrack” nel 2007, affiancandosi al chitarrista Daren Jay Ashba e al cantante James Michael le cui iniziali anagrammate formano il grottesco nome della band. Hanno dato alle stampe il nuovo “Prayers for the Damned, Vol.1” e per quelli che hanno a cuore i destini di questa band è l’occasione di tirare un bel respiro di sollievo. Ma andiamo in ordine.
Abbiamo presentato le premesse di un progetto che lasciava presagire un’ombra edonistica del fondatore, ingombrante figura che ha scritto pagine del rock glam degli anni ’80 e ’90, ma chi pensava fosse solo un autoscatto glorioso da appendere alla propria bacheca di ricordi è stato zittito dall’ottimo, introspettivo e sanguinoso esordio carico di potenza e sincerità: crudo e diretto, spicca la bellissima “Life Is Beatiful”. Il seguito discografico è ancora meglio: con “This Is Gonna Hurt” sfiorano la perfezione con una ricetta di melodia, hard rock e testi sempre caratterizzati dalla disillusione e dall’affronto di una vita che non regala niente e nasconde molto. Pezzi da rotazione massiccia e ballate suadenti si alternano in un’opera davvero convincente e completa, che ha creato attorno al gruppo attenzione da tutti i fronti, critica e pubblico, con relativa attesa spasmodica per il seguito. Ed è qui, ragazzi, che arriva il disastro. Nel frattempo i Mötley di Nikki Sixx si imbarcano per il loro lacrimoso tour di addio, ed a sorpresa i Sixx:A.M. escono con “Modern Vintage”, un album agghiacciante, dove si riesce a rovinare un pezzo storico come “Drive” dei Cars con una cover imbarazzante, cosa che non credevo fosse possibile. Il resto del disco volta le spalle al rock come musica ma anche come concetto.
Sospiro di sollievo, si diceva. Se come me vi siete entusiasmati per le canzoni di “This Is Gonna Hurt” e la profondità cupa di “Heroin Diaries Soundtrack”, perché già con il singolo di lancio “Rise” le cose sono tornate dove devono. Il rock è tornato, hanno ripreso la retta via, e pure belli decisi. Anche la successiva “You Have Come To The Right Place” convince totalmente, pezzo potente e completo, da rotazione radiofonica. La title track “Prayers For The Damned” ritrova quelle atmosfere decadenti e barocche che hanno caratterizzato gli esordi della band, così come “We Were Gods”, richiamando forse la chiusura del sipario sulla band originaria di Sixx, che ha visto la cima della notorietà ed ora è solo un ricordo nella storia del rock. Uno dei pezzi migliori è “Belly of the Beast”, con un ritmo tribale e accattivante, dove la voce di Michael si muove molto bene e crea una cavalcata funky metal: molto interessante. “Everything Went to Hell” è un’altra ballata potente con ritornello melodico, bel riff, testo anch’esso disilluso e intimista. La voce è perfetta, con un range di tutto rispetto e largamente espressiva, per interpretare al meglio le mille stanze buie e profonde del demiurgo musicale le cui ombre artistiche forgiano l’attitudine di tutta la produzione della band. “The Last Time (My Heart Will Hit The Ground)” è sulla stessa linea, con un riff metal anni ’80 stupendo, e un ritornello cantabile su temi di rivalsa sentimentale. Una ballata al piano chiude il lavoro: “Rise of the Melancholy Empire”, il cui titolo la dice lunga sulle atmosfere raccontate.
“Prayers For The Damned Vol.1” è la conferma che si aspettava dopo “This Is Gonna Hurt” e che è stata totalmente mancata con “Modern Vintage”: questo trio sa fare rock e trasmettere emozioni, se segue il proprio istinto.