Sleeping With Sirens – Madness

sleeping-with-sirens-madness-recensione

Se volevano dare la sensazione di schizofrenia assoluta, ce l’hanno fatta. Sottovalutando il fatto che tra “Gold” e “Left Alone” la maggioranza degli ascoltatori potrebbe in più momenti lanciare a mo’ di frisbee il cd dalla finestra. Rischio calcolato direbbe Kellin Quinn, ugola d’oro e tenorino insospettabile della scena alternative/post-hardcore frangiata e giovane della Florida del 2010. Ora i suoi Sleeping With Sirens sono più pop dei One Direction, incatenati dopo i primi due pezzi in un’elettronica forzata e coretti da elementari. Quando spingono un po’ di più, ne esce un pop-punk buono per giovanissimi, che ha però perso l’impatto che era ben presente e definito su “Let’s Cheers to This” del 2011 (“We Like It Loud” ci sta ma serviva almeno quarta in tracklist per evitare l’abbiocco). Le chart diranno se mettere cinque brani rock su 13 e perdere completamente ogni contatto con la scena con le chitarre sia stata una scelta sensata. Musicalmente (e qualitativamente), questo è un suicidio clamoroso e cercato.

Lascia un commento