Soundgarden – Badmotorfinger (Super Deluxe Edition)

soundgarden-badmotorfinger-deluxeÈ vero che la nostra generazione se pensa a dieci anni fa pensa agli anni ’90. Invece, cari ex ragazzi miei, ne sono passati 25. E tanti ne corrono dalla pubblicazione dei nostri album del cuore, quelli che non sono mai stati pareggiati, che non sono mai stati sostituiti nel nostro cuore. Allora ecco che prendono significato la catena di uscite degli album rimasterizzati, quegli splendidi venticinquenni e trentenni che se rispolverati ancora possono dire la loro all’interno del mercato musicale, o almeno così pensano i loro autori, che sempre più spesso si chiudono in studio con i master originali delle loro performance datate e gli danno nuova vita, le promuovono e le rivendono, dando in pasto a fan vecchi e nuovi chicche inedite o rare. È il turno, nuovamente c’è da dire, dei Soundgarden, che per i 25 anni del loro album di sfondamento ‘Badmotorfinger’ lanciano sul mercato una sontuosa edizione speciale, in più formati, come recentemente è successo per il loro album successivo ‘Superunknown’ e per il supergruppo formato insieme a componenti di Pearl Jam, i Temple of the Dog, per l’omonimo album del 1991.

Andiamo ora a fare una cosa che ai collezionisti ludici sta molto a cuore, l’unpacking del cofanetto, trepidanti e cerimoniosi come si addice al valore del prodotto, come bambini la mattina di natale. La versione ‘Super Deluxe Edition’ è la più ricca, da tutti i punti di vista. Ben 7 CD, 4 audio, 2 DVD e 1 Blu-ray, per un totale di 79 tracce tra canzoni in studio conosciute e inedite, video live e documentari storici come ‘Motorvision’ e due vinili.

Il valore di queste riedizioni sta nel riproporre il materiale conosciuto in chiave sonora più moderna e restaurata, ma non solo. Per i fan del gruppo e dell’album in particolare è un’occasione di avere una visione quanto mai esaustiva e completa del momento storico in cui il prodotto è stato concepito, di rivivere tutte le sfaccettature e la potenza della voce che fu di Chris Cornell e di uno dei suoi momenti di maggiore ispirazione musicale e compositiva, della chitarra noise e ancestrale di Kim Tayill, unica nell’unire tecnica e sostanza, melodia e potenza con un tocco esotico e dark, il basso macigno e la pazzia a stento controllata di Ben Shepard, la quasi maniacale precisione e velocità di Matt Cameron alla batteria, che da anni dà il ritmo e il suo non indifferente apporto compositivo sia ai Soundgarden che ai Pearl Jam.

Una finestra nel tempo e una visuale ampia e chiara nei minimi particolari di un momento storico. Andiamo a vedere quindi cosa è stato ‘Badmotorfinger’ per i Soundgarden e per il loro pubblico. È il 1991 e i Soundgarden sono la realtà più consolidata del movimento grunge di Seattle, reduci dal successo del loro album ‘Louder Than Love’ trascinato da pezzi come ‘Loud Love’ e ‘Hands All Over’. In piena crescita tecnica, acclamati dalla critica e sostenuti da un buon successo di pubblico, Cornell e soci  premono sull’acceleratore per passare alla storia, e compongono un album straripante da tutti i punti di vista. In ‘Badmotofinger’ migliorano in tutto, liriche, suoni, più potenti, veloci evocativi. L’album ha mille sfaccettature che non smettono di palesarsi nemmeno all’ennesimo ascolto dopo anni e anni, rendendolo uno degli album del genere grunge più longevi e duraturi nel tempo.

Singoli come ‘Rusty Cage’, ‘Outshined’ e ‘Jesus Christ Pose’ sono ancora oggi dei classici del genere e hanno trascinato l’album nelle classifiche con la loro potenza tutt’altro che banale, uno sfoggio imbarazzante di furia e strapotere del talento in ogni elemento. I Soundgarden sono fighi, sono bravi, sono potenti. Sono oscuri come i Black Sabbath, sensuali e sensibili come i Led Zeppelin. Piacciono e sarebbero i padroni incontrastati del panorama musicale ma ricordate? L’anno è il 1991. Esce ‘Ten’ dei Pearl Jam, esce ‘Nevermind’ dei Nirvana. I Soundgarden diventano un elemento del cast di una sit com dal titolo “Grunge”. Il mondo non sarà più lo stesso. I musicisti non saranno più gli stessi, la tempesta che esploderà sarà troppo per molti e non tutti sopravvivranno.

Milioni di dischi, televisioni, vampiri che si nutriranno delle loro note e della loro immagine, fino alla loro anima. Dopo ‘Badmotorfinger’ il motore dei Soundgarden continuerà a girare ai massimi livelli. Arriverà ‘Superunknown’, Mtv, i tour, i primi screzi della band. Cornell lanciato nella carriera solista, Cameron verso i Pearl Jam, Tahill e Shepard sempre più chiusi e estranei al nuovo corso commerciale del rock. Cobain saluterà tutti, il grunge morirà per poi risorgere come istantanea ingiallita con una patina di polvere, caduta riordinando scatoloni in una vecchia soffitta. È storia, ma le note di questo ‘Badmotorfinger’ riescono ad essere ancora solida realtà presente, non perdendo nulla dell’antica potenza.

Oltre ad ascoltare i brani a cui siamo affezionati, tra cui i singoli già citati, la bellissima ‘Searching With My Good Eye Closed’, esoterica e esplosiva per gradi usata spesso come apertura dei loro live, la violentissima ‘Noise Pollution’, la blueseggiante ‘Drawning Flies’, la mastodontica ‘Room a Thousand Years Wide’, ‘Slave & Buldozzer’, si aggiungono una versione di ‘New Damage’ con l’ospite d’eccezione Brian May dei Queen, alcuni outtake di studio che fotografano l’intimo momento compositivo dei pezzi, un doppio CD live del concerto registrato nel 1992 al Paramount Theatre di Seattle, DVD con il video del medesimo concerto e del bellissimo documentario rock ‘Motorvision’ di cui i Soundgarden sono protagonisti e due LP da collezione.

Un’impresa per la quale Kim Tahill in prima persona sta lavorando in questi anni, deciso a far uscire in versione restaurata tutti i successi della band. Per i fan è un duro colpo al portafogli, ma un’occasione imperdibile per assaporare le poche cose che ancora non si conoscevano dei propri eroi. Questi lavori sono così accurati e ad ampio raggio da permettere all’ascoltatore di rivivere nella maniera più vicina possibile quel momento musicale, avendo in scaffale un oggetto di una bellezza non trascurabile per nessun collezionista. Considerato che a questo lavoro di restauro viene affiancato un impegno musicale creativo della band, che in questi giorni sta anche lavorando al seguito in studio dell’album post reunion del 2012 ‘King Animal’, aiuta a vedere il progetto come un vero e proprio regalo per i fan più che una mera operazione commerciale.
Godiamoci tutto, i Soundgarden che furono, che sono e che saranno.

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