Stratovarius – Eternal

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Il primo cd degli Stratovarius lo comprai a sedici anni. Era “Episode”, un lavoro della madonna nonché uno degli album di riferimento di tutta la seconda ondata Power Metal (maiuscolo, sì, non rompete i coglioni) europea che avrebbe per qualche anno colonizzato un’intera generazione, ancora incerta sulla strada da intraprendere tra il cyber di Fear Factory, Meshuggah e SYL e appunto le melodie coi virtuosismi neoclassici e le doppiecassate abbomba. Eravam orfani dei Maiden e del thrash dei Big Four, avevam beccato gli schiaffi dal grunge senza nemmeno capirci nulla. Alcuni zitti zitti iniziavano a guardare le copertine dei Korn, dopo aver goduto solo di striscio dell’epoca d’oro di Sepultura e Pantera.

E gli Strato spaccavano a nastro. Ora, quasi vent’anni dopo, ritrovarsi ad ascoltare “Eternal” fa uno strano effetto. A parte la vecchiaia inesorabile, fa piacere sentire i vecchi amici Kotipelto e Johansson crederci ancora di brutto, insieme a gente più giovane nella band a ricordare all’audience abituata a Nightwish e Dragonforce che il Powerone si fa così e basta.

Il quindicesimo disco dei Nostri è probabilmente la cosa più figa uscita da “Infinite” (parere da nostalgico, ok). Una serie di pezzi pestati e tirati, con tutti gli elementi (velocità, impatto, arpeggi, melodie, keys e corettoni) che li hanno fatti grandi nei Novanta al posto giusto. La tracklist non cala praticamente mai di ritmo, eccezion fatta per una ballatona che anticipa la mega suite conclusiva. Pippottone in cui i Nostri si divertono con vari cambi di tempo e di atmosfera, con tanto di riffoni e chorus epici che galvanizzeranno chi ha vent’anni.

Nel complesso un lavoro onestissimo, che conferma la verve di un nome che continua la propria carriera senza rinnegarsi e spingendo ancora al massimo delle proprie capacità. Rispetto.

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