Negli ultimi anni i Testament non sono stati particolarmente prolifici: dal 1999 ad oggi hanno pubblicato il bellissimo The Gathering (1999), The Formation of Damnation (2008), Dark Roots of Earth (2012) e questo “Brotherhood of the Snake” (First Strike Is Deadly lo lasciamo fuori, anche se spaccava, in quanto rivistava i primi due leggendari album).
Il nuovo cd si apre con la title track, seguita da “The Pale King” e “Stronghold”: violenza sonora e doppia cassa a velocità vertiginose, esattamente ciò che bramavamo. “Seven Seals” e “Born in a Rut” danno un attimo di respiro, con un ritmo più cadenzato e lento ma senza mai calare di potenza, prima di “Centuries Of Suffering” con la sua furia sonora brutale. “Neptune’s Spear” e “Black Jack” tengono il passo, seguite dalla curiosa “Canna-Business”, che devia dall’argomento principale dell’album senza abbandonare il mood complottista. “The Number Game” chiude veloce, aggressiva e potente.
Non è tutto oro ciò che luccica tuttavia: tallone d’Achille dell’album potrebbero essere i testi di questa sorta di concept, che raccontano di una razza aliena discesa sulla Terra all’alba dei tempi e della Fratellanza del Serpente, che da allora domina segretamente la terra decidendo nell’ombra i destini dell’umanità. Non proprio qualcosa di clamorosamente concettuale diciamo. Per il resto Eric Peterson si è occupato delle musiche: base ritmica potente e aggressiva, riff vigorosi e solos ispirati. Le parti vocali del leggendario Chuck Billy invece risultano eccellenti. Il singer si esprime ad altissimi livelli questa volta, alternando con inconfondibile capacità le parti in growl e quelle pulite.
Nel complesso “Brotherhood of the Snake” è un album che non delude, e fa trovare ai fan del thrash metal esattamente quello che stanno cercando. La classe e l’esperienza dei veterani della scena si fa sentire. I nostalgici esulteranno, le nuove leve potrebbero riscoprire un gruppo troppo spesso dimenticato.