“Revolución” è il secondo album in studio dei The Dead Daisies, supergruppo fondato nel 2012, che ha cambiato più volte formazione, annoverando sempre tra le fila grossi calibri dell’hard rock.
Nella formazione attuale spicca la presenza di John Corabi (ex Mötley Crüe), che dal 2015 sostituisce Jon Stevens nel ruolo di voce solista; con lui ci sono Brian Tichy (ex Whitesnake) alla batteria, Marco Mendoza (Thin Lizzy) al basso, Dizzy Reed (Guns N’ Roses) alle tastiere, Richard Fortus (Guns N’ Roses) e David Lowy (Mink) alle chitarre. Di ogni musicista è stata ricordata solo l’esperienza musicale più significativa, ma tutti quanti hanno un curriculum spaventoso.
Dall’unione di queste vecchie volpi non può che venir fuori qualcosa di interessante, e questo lavoro lo è sicuramente. Gli strumentisti uniscono i loro stili, esaltando le proprie qualità e dando vita a una sorta di monumento storico dell’hard rock.
La traccia di apertura, “Mexico”, è un pezzo di stampo classico e di grande impatto, ma già nella seconda canzone, “Evil”, la band si “sporca le mani” andando anche a pescare nell’alternative metal più recente, ricordando in modo moderato e intelligente band come Audioslave o Alter Bridge.
L’ascolto scorre fluido, la voce di John Corabi è graffiante e affilatissima, i riff sono diretti ed efficaci, il muro del suono è potente ma mai esagerato. L’impressione è che tanti anni di esperienza in fase di arrangiamento facciano davvero una grossa differenza.
Nella tracklist c’è spazio per una ballad – “Sleep” – e per una cover, la monolitica “Midnight Moses” della Sensational Alex Harvey Band, che viene così trasportata ai giorni nostri. Tra gli altri brani degni di nota ci sono “Something I Said”, che strizza l’occhio alla musica soul, e “Devil Out of Time”, che sa tanto di un tributo a quei KISS a cui i Daisies hanno fatto da special guest nel tour europeo per i quarant’anni di carriera.
Pur senza creare nulla di veramente nuovo, i The Dead Daisies hanno dato vita ad un album duro e puro, che fa da ponte tra decenni di storia del rock e celebra la tecnica dei suoi componenti. “Revolución” è un disco che può essere apprezzato anche da chi è rimasto fortemente legato a Deep Purple, Led Zeppelin o Black Sabbath, e negli ultimi trent’anni non è riuscito a trovare molte soddisfazioni nella scena hard rock.