Bibio, al secolo Steven Wilkinson, è un producer britannico che gode di una certa fama nel mondo del (per così dire) underground oltremanica.
Conclusa l’avventura presso la Mush Records ed avvenuto il passaggio alla Warp, label anglosassone che vanta collaborazioni con artisti del calibro di Brian Eno, Aphex Twin, Maxïmo Park e, addirittura, il regista/attore/pittore/modello/musicista statunitense Vincent Gallo, la discografia di Bibio si arricchisce di una piccola pietra miliare quale è “Mind Bokeh”, dopo il triplete del 2009: “Vignetting The Compost”, il piccolo grande capolavoro “Ambivalence Avenue” e “The Apple And The Tooth”. Chi si aspettava qualcosa di più rispetto ad “Ambivalence Avenue” rimarrà deluso, ma solo in parte, poiché questo lavoro ci si avvicina molto nonostante risulti meno immediato nell’essere assimilato dall’ascoltatore; un disco che passa anche dalla mente e non solo dalle orecchie prima di arrivare al cuore; ecco da dove ci si può ricongiungere al ‘Mind’ del titolo.
‘Bokeh’ (derivato dal giapponese ‘boke’), invece, è un termine del gergo fotografico, che si riferisce, in modo più specifico, ad una particolare tecnica di sfocatura ed indica le zone contenute nei piani fuori fuoco di un’immagine fotografica. Ecco che, quindi, attraverso questo lavoro, Bibio cerca di far conoscere la propria sfocatura mentale, accompagnando l’ascoltatore in un lungo viaggio attraverso un mondo ricco di influenze che, inizialmente, rimangono distanti e fuori fuoco, poi, con l’incedere cadenzato del disco, via via si avvicinano schiarendosi. Risulta impossibile non mettere Bibio in comparazione a James Blake, altro producer britannico, che proprio in questo 2011 si sta facendo conoscere riportando l’attenzione su un mondo, purtroppo, spesso ignorato e relegato a nicchia in cui, invece, la qualità della musica prodotta è a livelli veramente elevati. Se James Blake incarna la figura di quello che fa parlare di se creando buzz ed hype per la giovane età, per aver realizzato questa, quella o l’altra ancora cover, Bibio preferisce rimanere in disparte e ritagliarsi un piccolo spazio in cui sarà poi la musica prodotta a parlare per lui.
L’album è assolutamente fresco, nuovo, adatto all’estate che si sta per avvicinare; soprattutto in tracce come “Anything New”, “Wake Up!” e “K Is For Kelson” si possono sentire variegate influenze: si passa dal folk alla dance ma anche (proprio in “K Is For Kelson”) a sentir suonare oggetti ready-made, in questo caso sembrerebbero bicchieri o bottiglie di vetro. Meritano sicuramente una citazione anche la pregevole title-track, surrogato di calma e tranquillità, che fa da apripista alla splendida “More Excuses”, enigmatica e crescente auto-analisi della quotidianità dell’artista, confezionata attraverso una produzione eccellente, che si erge automaticamente a simbolo della qualità stilistica presente all’interno dell’intero lavoro.
Innovativo, sperimentale, frizzante: questo è Bibio. Tant’è che la sua musica è stata scelta da brand come L.L. Bean, Adult Swim, Toyota e da Amazon.com per diverse campagne pubblicitarie; un riconoscimento al lavoro dell’artista ma anche una grossa opportunità di uscire dalla nicchia e di farsi conoscere, un po’ come quella storia del brutto anatroccolo che diventa un bellissimo cigno.
Federico Croci