Quando si tratta di band emergenti si ha, ormai, la tendenza ad essere scettici in partenza. Ancora di più quando si tratta di musicisti italiani. Non è ciò che accade quando ci si accinge ad ascoltare “Early In The Morning”, primo LP dei trevigiani Down To Ground. Già col primo singolo “One Last Time” era evidente l’ottima pasta della band, un mix di freschezza ed immediatezza. L’album è una concreta conferma delle impressioni avute dal primo estratto e trasuda internazionalità da ogni poro.
E’ pur vero che due componenti hanno origini straniere – Michele, il cantante, è per metà maori, mentre il bassista Truong Van Thai è asiatico – e che, quindi, è stata una scelta abbastanza naturale adottare l’inglese come lingua di composizione. Tuttavia, ci piace credere che l’identità musicale del gruppo sia ben altro che appartenenza a diverse etnie, ovvero il frutto di un amalgama tra quattro ragazzi che hanno una spiccata sensibilità musicale. La voce di Michele è avvolgente e assume venature sempre diverse, a seconda che si cimenti in lenti quali “Last Goodbye” e “No More Lies” o in pezzi ritmati come “My Life” e “One Last Time”, in cui sfodera tutta la sua anima rock.
La peculiarità principale di “Early In The Morning” è che non suona per niente italiano, nel senso più positivo del termine: per trovare sonorità simili occorre fare una traversata oltre oceano. In fondo, è proprio questa l’atmosfera che evocano le canzoni al suo interno: quelle di un viaggio, con i suoi momenti di acceleratore a manetta alternati a momenti di riflessione. Una sorta di tavolozza con varie sfumature, ognuna adatta a rappresentare un istante particolare. Il tutto con una grandissima naturalezza. Questi ragazzi hanno le carte in regola per essere una rivelazione non indifferente nel panorama musicale pop rock italiano e il fatto che un’emittente radiofonica di rilievo come Virgin Radio abbia inserito “One Last Time” nel suo airplay, non può che essere un segnale incoraggiante.
Claudia Falzone