Imprevedibile, estroso, surreale disco di pop-folk-orchestrale-jazz-tantecoseinsieme dalla penna fatata di Edda Magnason, cantautrice Svedese alla seconda uscita discografica.
Goods è uno di quei dischi in cui la musica non è semplicemente un discorso di intervalli, timbri, note e tempi ma è più materia per baloccarsi e sognare e con questo gioco Edda, quasi una Kate Bush sotto gas esilarante (ascoltare “Magpies Nest” per credere), ci porta in giro per i mondi immaginari della sua mente (e che spesso tanto immaginari non sono).
E se il disco vi sembra iniziare in modo strano, con “Camera” che di primo acchito sembra un tributo agli anni 80 ma che altro non è che un giro del mondo attaccati ad un unico verso, dategli tempo di crescere perché c’è una sorpresa dietro ogni angolo e di angoli qui ce ne sono parecchi. E quindi via al pop patinato di “Blondie” (vi ricordate gli A Camp di Nina Persson? Ecco, su quella linea, ma coi sitar distorti e più allegria) oppure la strumentale “Hur Jag Föreställer Mig Det Är Att Segla”, dove il jazz si fonde ad atmosfere orientali, perfetta per un film di Miyazaki e segno che Edda non è solo una cantautrice ma una musicista ricercata. Oppure potete passare indenni dagli esperimenti non solo culinari di “Falling Asleep To A Kitchen Conversation” o perdervi fra le ‘stelle cinesi’ con “Beatle”. O magari preferite gli anni ‘80 di “Handsome”. Insomma, fate voi, di carne al fuoco ce n’è tanta e per tutti i palati.
Riassumendo, “Goods” è fra le migliori uscite dell’anno.
Stefano Di Noi