Wonderful Glorious è l’album che segna il ritorno discografico dopo tre anni di pausa degli Eels: la band Americana, ormai giunta al decimo album in studio, ha saputo cavalcare e interpretare i più svariati stimoli della geniale creatività del suo frontman e leader Mark Oliver Everett. Gli Eels, per la loro storia, per le vicissitudini personali di Mr. E o per l’essere apparsi in diverse colonne sonore, sono sicuramente un gruppo di riferimento per un certo tipo di pubblico. In questi ultimi anni si sono dedicati all’attività live che ha influenzato e non poco il lavoro in studio.
Wonderful Glorious esce dagli standard di produzione discografica cui siamo abituati ultimamente: è composto da 13 canzoni e le logiche di genere molto, troppo strette oggi, vengono totalmente destabilizzate in un cd che appare senza tempo. Ci sono diversi richiami rintracciabili nella molte sfumature che questo prodotto offre ma ciò che a mio parere riesce a catturare maggiormente l’attenzione, oltre i generi, oltre i suoni (meravigliosi), sono le melodie. Non c’è un solo pezzo in cui la melodia di cui la voce di Mr. E è protagonista non diventi preponderante su tutto il resto, mai banale, sempre ricercata ma in grado di raggiungere subito l’ascoltatore.
Bombs Away apre l’album ed è un pezzo viscerale, scava profondo un tunnel che non suona cieco ma psichedelico. Si alternano momenti più lenti e intimi come Accident Prone, On The Ropes, The Tornaround, I am a building a Shrine e brani dalla carica nervosa ed esplosiva come Peach Blossom, Stick Together (sembra uscita da una colonna sonora) e Open My Present. Il bello deve ancora venire perché dopo 12 pezzi sorprendenti c’è ancora spazio in chiusura per una vera perla, la title track che in qualche modo mette pace racchiudendo tutte le sfumature musicali che hanno contraddistinto l’intera opera. Tre anni d’attesa assolutamente ripagati da un disco denso di qualità e ricco di brani che sapranno accompagnarci per lungo tempo.
Giuseppe Guidotti
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