[Elettronica] Offlaga Disco Pax – Socialismo Tascabile [Prove Tecniche Di Trasmissione] (2005)

Kappler – Enver – Khmer Rossa – Cinnamon – Tono Metallico Standard – Tatranky – Robespierre – Piccola Pietroburgo – Defonseca

www.offlagadiscopax.it
www.audioglobe.it

Prodotto da Santeria e distribuito da Audioglobe, questo trio Emiliano è autore del debutto più entusiasmante del 2005, per lo meno nell'ambito della musica italiana. Ho specificato che trattasi di musicisti Emiliani (per la precisione di Reggio Emilia), perché non è possibile scindere la loro musica, i loro testi, il loro sentire complessivo da questa precisa provenienza geografica. "Socialismo Tascabile" è un disco dedicato alla loro terra, e alla nostalgia di un "piccolo mondo antico" che ormai non esiste più: così si parla della toponomastica della regione rossa per eccellenza, fitta di vie Gramsci e piazze Lenin ("Robespierre" e "Piccola Pietroburgo"), di occupazioni scolastiche e amori adolescenziali vissuti in quel preciso contesto ("Kappler" e "Khmer Rossa"), della crisi e della sconfitta del comunismo ("Cinnamon" e "Tatranky"), oltre a tratteggiare magistralmente figure tristemente famose come il finto alternativo di provincia ("Tono Metallico Standard"). Detto questo, è chiaro che l'orizzonte ideologico del gruppo sia preciso e chiaramente delineato: ma sbagliereste a pensare che si tratti dell'ennesimo disco "impegnato" e di protesta, scialbo e scontato. Niente a che vedere con Modena City Ramblers e accoliti del genere, gli Offlaga Disco Pax non hanno intenzione di fornire slogan politici o inni di resistenza a nessuno: si limitano a narrare com'era (e, per certi versi, com'è ancora adesso) la loro amatissima regione, con incredibile sensibilità e con grande senso dell'ironia (altra qualità che depone a loro favore). Per questo sono un gruppo unico, in senso letterale: non mi viene in mente nessun termine di paragone appropriato, a parte qualche traccia dei CCCP, ma solo per quel che riguarda la marcetta elettronica di "Khmer Rossa". Per il resto, nulla di conosciuto fino ad ora può fornire un valido punto di riferimento: ed è proprio questo il più grande merito della band. Anche le basi musicali, che fanno da sfondo alle narrazioni agrodolci di Max Collini, hanno una loro personalità difficilmente etichettabile: per lo più basate su di un'elettronica vintage e orgogliosamente low – fi, ondeggiano tra il minimalismo e sporadiche aperture chitarristiche che strizzano l'occhio al post rock e alla new – wave degli anni ottanta ("Kappler" è decisamente Cure oriented, mentre la lunga "Tatranky", forse il pezzo più malinconico dell'album, si chiude con una coda che ricorda molto da vicino i migliori Mogwai), ma queste influenze sono perfettamente amalgamate e rilette dalla sensibilità del trio. Inutile aggiungere che anche sul piano squisitamente musicale tutto funziona a meraviglia. Non sottovalutate gli Offlaga Disco Pax, perché dischi del genere non escono tutti gli anni.

S.M.

Difficile parlare di musica con gli Offlaga Disco Pax. Perchè quello che emerge prepotentemente sono le storie, le situazioni, tutto un modo di raccontare, di coinvolgere, di pennellare situazioni, personaggi, vite.
Già, raccontare. Perchè parliamo di racconti. Le basi sono tutte ipnotiche e ripetitive, e spaziano con disinvoltura dal rock alternativo all'elettronica. Su di esse Max Collini recita, declama.
L'effetto è assolutamente coinvolgente, l'integrazione tra la colonna sonora e la narrazione è totale, e riesce a creare un effetto unico. E i testi parlano di vita, in particolare di vita nell'Emilia rossa, anzi post-rossa, visto che la collocazione spazio-temporale è molto forte in pezzi come Cinammon o Piccola Pietroburgo. Ma anche di vita, di amore, in maniera divertente in Khmer Rossa, con lucida amarezza in DeFonseca.
Insomma, un lavoro coraggioso ai confini tra musica, narrazione e teatro, una piccola gemma coraggiosa fatta con una maestra rara. Dicono anche che i loro concerti siano una esperienza impareggiabile, non stentiamo a crederlo.

S.R.

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