The Wolf Is Loose – Crystal Skull – Sleeping Giant – Capillarian Crest – Circle Cysquatch – Bladecatcher – Colony Of Birchmen – Hunters Of The Sky – Hand Of Stone – This Mortal Soil – Siberian Divide – Pendulous Skin
www.repriserecords.com
www.mastodonrocks.com
I Mastodon proseguono nella loro opera di stratificazione musicale: partiti con il postcore massiccio di “Remission”, hanno via via mutato il loro stile, senza per questo dimenticare le loro origini, bensì aggiungendo di volta in volta nuove influenze su di un substrato solido e immediatamente riconoscibile, vero e proprio carattere distintivo delle composizioni del quartetto Statunitense. Così, se il precedente “Leviathan” non abbandonava del tutto le origini “core”, ma rinnovava la loro formula sonora con notevoli suggestioni maideniane e momenti di grande pathos epico, “Blood Mountain” si spinge ancora oltre: le reminiscenze di metal classico aumentano ancora, ma la novità assoluta è una vena progressiva che in passato non era mai stata così accentuata. Ogni traccia porta in sé un germe progressivo, più o meno accentuato: “Capillarian Crest” esibisce riff intricatissimi suonati alla velocità della luce, “Bladecatcher” è un vortice sonoro in cui si scontrano grind, hardcore e fraseggi più smaccatamente metal (quasi alla Judas Priest), “The Wolf Is Loose” parte all’assalto con rasoiate thrash per poi aprirsi in un break centrale che costituisce un esplicito omaggio agli Iron Maiden. Sono le strutture in continua mutazione che fanno di questo “Blood Mountain” un’opera straordinariamente complessa, ma contemporaneamente in grado di conquistare fin dai primi ascolti. L’arte dei Mastodon è l’arte della sovrapposizione: nelle loro canzoni fluiscono incessantemente stili e suggestioni musicali ogni volta diverse, ma ogni volta armonizzate alla perfezione in una dimensione che è fondamentalmente metal; in parole povere, riescono a dire qualcosa di nuovo in questo genere, senza dover forzare eccessivamente la mano verso sperimentazioni che li allontanerebbero inesorabilmente dallo stesso. Per tutta questa serie di motivi, i Nostri rimangono una delle maggiori speranze per lo svecchiamento dell’heavy metal, inteso nella sua accezione più ampia. “Blood Mountain” non è altro che una solida conferma del loro stato di grazia.
S.M.