Terza fatica per la band torinese, che coincide con un cambio di rotta a livello musicale. I dieci brani contenuti nel disco sono molto meno selvaggi rispetto al passato che viveva di furore garage-punk. Sarà merito/colpa/adesione per la loro nuova etichetta, quella Outside/Inside Records nata da poco e di proprietà dei Mojomatics? Fatto sta che ne viene fuori un suono blues folk registrato in analogico che fa scendere tanta polvere sulle ballate suonate dal quintetto.
All’interno della loro evoluzione di musiche tradizionali made in USA, grazie ad una spiccata personalità, buone canzoni e un grande pathos ci regalano un album praticamente perfetto. Tra magie di Nick Cave & the Bad Seeds e Neil Young, mettono in gioco un ibrido di generi, costruendo pezzi evocativi, intensi, corali (nel senso stretto del termine i cori sono una novità del disco). Una sensazione di calma e malinconia pervade il tutto, accompagnato da arrangiamenti e riverberi raffinati, suoni cristallini e ritmi lenti.
Luca Freddi
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