[Post Core] Neurosis – Given To The Rising (2007)

Given To The Rising – Fear And Sickness – To The Wind – At The End Of The Road – Shadow – Hidden Faces – Water Is Not Enough – Distill (Watching The Swarm) – Nine – Origin

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Bellissimo e spiazzante: sono i due aggettivi con i quali mi è più facile descrivere il nuovo Neurosis. A tre anni di distanza dall’interlocutorio “The Eye Of Every Storm”, disco troppo rilassato ed etereo per i loro standard, Von Till e compagni tornano a suonare pesanti e rabbiosi, talmente rabbiosi da ricordare i loro primi capolavori degli anni Novanta, in particolare “Enemy Of The Sun”, per quanto riguarda l’uso delle chitarre e l’amalgama sonoro in generale, e il celeberrimo “Through Silver In Blood”, dal quale viene mutuato l’uso perverso e dissonante dell’elettronica.

“Given To The Rising” sembra poter dischiudere una nuova, promettente fase creativa per i Neurosis: messi da parte i risvolti musicali più calligrafici ed edulcorati, affiorati negli ultimi tempi, che rischiavano di corrompere il loro inconfondibile stile, la band pare aver deciso di perseguire una strada più impervia, ma capace di offrire maggiori soddisfazioni. Grazie a quest’atto di coraggio il nuovo album può essere considerato come la miglior prova degli Americani dai tempi di “A Sun That Never Sets” fino ad oggi, progetti paralleli e dischi solisti di Steve Von Till e Scott Kelly compresi. Non è certo comune aver a che fare con settanta minuti di musica che non annoiano mai, in grado di tener viva l’attenzione dalla prima all’ultima nota. D’altra parte le gemme contenute in “Given To The Rising” sono davvero tante: a partire dalla title track, un gigantesco monolito post core che richiama alla memoria le atmosfere grevi e rocciose di “Times Of Grace”; proseguendo con “To The Wind”, il capolavoro del disco, in cui un lento arpeggio malinconico dal vago sapore isisiano s’infrange contro l’urlo belluino di Von Till e un magma di detonazioni parossistiche sommerge tutto quanto; e ancora, le distorsioni e i drone maligni di “Water Is Not Enough”, che paiono conficcarsi nel cranio, oppure i percorsi circolari di “Distill” e della conclusiva “Origin”, dalla quiete alla tempesta e viceversa, senza dimenticare il clima da tragedia incombente e le manipolazioni sonore di “At The End Of The Road”, il brano più cupo dell’opera. Questo semplice elenco di punti e snodi cruciali del disco serve a mettere in luce la ritrovata vena espressiva del sestetto, ancora in grado di far vibrare il suo doom apocalittico per colpire senza pietà il sistema nervoso dei propri fan.

Probabilmente, se fosse uscito una decina d’anni fa, “Given To The Rising” avrebbe cambiato il corso della musica estrema (come effettivamente hanno fatto le pietre miliari dei Neurosis); oggi non cambia nulla, ma rimane uno splendido disco concepito da una formazione che può riposare sul privilegio di non dover più dimostrare nulla a nessuno, tanta è stata (ed è tuttora) la sua influenza nell’ambito dell’hardcore evoluto.

S.M.

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