L’emozione di avere fra le mani (si fa per dire visto l’anteprima in digitale) un full length dei Rats dopo 18 anni di lunghissimo silenzio discografico è grandissima, e le aspettative, dopo l’ottimo EP “Metafisico equivoco” dello scorso anno, sono alle stelle. L’anteprima “Superman vs. Baudelaire” rilasciata dalla band solo un paio di giorni fa aveva portato la fregola per questo disco a livelli stellari, e premere “Play”, sentire la voce di Wilko, calda e famigliare come al solito, e poi quella sferzata improvvisa che lancia il ritornello dell’opener “Mayday”, cancella in una frazione di secondo i 18 anni trascorsi da “La vertigine del mondo”. I Rats sono tornati, fanno sul serio, e sono pronti a cantarcele e suonarcele per i 46 serratissimi minuti che stanno per arrivare.
Il sound è sempre quello che ci ha fatto innamorare della band, la voce di Wilko non è cambiata, lo spirito è sempre quello che li ha contraddistinti nel loro periodo d’oro della prima metà degli anni 90. Tutto come sempre allora? Beh, non proprio…perché, come dice il cantante nelle note che accompagnano il disco: “Il mondo è più ruvido, più cattivo e più sporco. I Rats hanno sempre rispecchiato ciò che li circonda”. Mai parole più azzeccate, perché se lo spirito è rimasto quello di una volta, l’impatto dei nuovi brani è decisamente più dirompente, più “ruvido, sporco e cattivo” appunto. Anche i testi sono più cattivi del solito, affrontando però sempre quelle che sono le storie di tutti i giorni che i tre hanno sempre cantato.
“Vivo” è forse il primo dei pezzi più ruvidi che incontriamo durante l’ascolto, seguito da altre gemme grezze come “Tieniti forte”, caratterizzata da un riff al limite del metal e da un cantato incazzatissimo. La già citata “Superman vs Baudelaire” è un altro ottimo esempio dell’irruvidimento sonoro subito dalla macchina Rats, e “Lontano da te” è la definitiva consacrazione dell’anima più “hard” del disco.
Platter che, nonostante l’incazzatura di cui è permeato, non manca di presentare anche il lato più melodico della band, da sempre uno dei marchi di fabbrica dei Rats. “Stai con me (fino alla fine)”, ripescata da “Metafisico equivoco” è uno degli esempi più calzanti, insieme alla stupenda “I mali che dici di avere”, e alla ballatona “Il cuore al muro”, vero lentone “da stuscio” che sembra uscita direttamente da “La vertigine del mondo”.
Sarebbe comunque inutile un’analisi traccia per traccia per sezionare chirurgicamente un album che, già dopo i primi ascolti, si candida a pieno diritto per il titolo di disco dell’anno, in questo 2013 da poco iniziato. Tutte le 12 tracce sono dei piccoli capolavori, in perfetta armonia dall’inizio alla fine, a comporre uno dei capitoli migliori della discografia del gruppo.
Molti staranno pensando che le stiamo sparando grosse, ma vi garantisco che, dopo che avrete sentito “Siete in attesa di essere collegati con l’inferno desiderato“, sarete tutti d’accordo con quello che è appena stato detto.
Tenetevi forte gente, i Rats sono tornati, sono incazzati come non mai, e questa volta faranno davvero vedere a tutti “cosa vuol dir suonare il Rock and Roll”.
Corrado Riva
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