Adam Young ha problemi con l’insonnia. Invece di masticare valeriana si mette davanti al pc a creare canzoni con Fruity Loops. Mette qualche prodotto indipendente su MySpace, la major lo nota, fa uscire il primo disco e BOOM numero uno in america con ‘Fireflies’. Tipica favola discografica da anni 2000.
E proprio da favola sono le composizioni del suo progetto Owl City: in team con vari cantanti ospiti (tra cui l’emo Matthew Thiessen dei Relient K) spara basi super pop di zucchero caramellato dal gusto molto europeo (inusuale, per un americano), offrendo una gamma che più sdolcinata non si può. Hanna Montana e i Jonas Brothers sembrano dei cattivi ragazzi a confronto. Si va dal bisogno di fuga dalla realtà agli appuntamenti innocenti (con contorno di ovvie metafore naturalistiche etc etc), fino a baratri dell’emo quotidiano come la paura di andare dal dentista o massime come ‘non mi ricordo dell’ultima volta che sono stato coraggioso/la chiamo insicurezza’…
Ma sotto l’apparenza della fastidiosa voce da boyband in autotune, Young fa una cosa…e la fa bene. Pur a tema assolutamente ‘family friendly’, il suo pop è tutto tranne che scontato. Non fa parte di quella scuola dove si naviga tra collante anonimo per i ritornelli: l’americano è bravo a creare strati di ganci melodici continui, che rendono i brani sempre interessanti e pieni di dettagli. Ed è pure uno dei pochi dischi che cresce, con la seconda parte migliore della prima.
Sarà anche musica per i teneroni, senza facili cattiverie, che fa contento anche il vostro parroco…ma è la miglior roba del genere che ci sia in giro.
Marco Brambilla