Torche – Admission
Come rendere lo sludge e lo stoner appetibili a tutti, conferendo loro un appeal catchy impossibile da resistere? Chiedetelo ai Torche, che con “Admission”, danno alle stampe un disco azzeccatissimo per questo periodo dell’anno, in cui bramiamo ferie e leggerezza più che mai. La nuova fatica del combo originario della Florida rilascia un calore che è difficile da reperire così facilmente nei generi sopracitati, risultando subito coinvolgenti, complice anche una spruzzata di shoegaze (vedi “Submission” e “Changes Come”).
Oh, Sleeper – Bloodied / Unbowed
Di solito i comeback album sono materia molto delicata, ma gli Oh, Sleeper non si lasciano intimorire dagli anni di silenzio sfornando un disco metalcore con una marcia in più, come se il tempo si fosse fermato per loro, ma inserendosi al tempo stesso con agio nel sound contemporaneo. “Bloodied / Unbowed” è diviso nettamente in due parti, in cui troviamo da un lato la violenza e dall’altro la melodia a contendersi il titolo, risolvendo la tensione nella centrale “Two Ships”, vero punto di svolta del lavoro. I Nostri poi tendono a evitare soluzioni elettroniche facilotte, puntando in maggior misura sul guitar work. Da ascoltare.
Wear Your Wounds – Rust on the Gates of Heaven
Dopo il debutto nel 2017, il solo project di Jacob Bannon denota un’ulteriore maturità e profondità, per un suono maggiormente guitar oriented (con tanto di incursioni nello sludge e nel doom) e stratificato, nel quale non possono mancare le distorsioni tanto care ai Converge (“prendete “Tomorrow’s Sorrow” o “Brittle Pillar”). Altri protagonisti assoluti di “Rust on the Gates of Heaven” sono il piano e le atmosphere sognanti, conseguenza della produzione ad opera di un certo Kurt Ballou.
Auras – Binary Garden
Gli Auras devono tanto ai Meshuggah (e di riflesso anche ai Periphery), e arrivati al second full-length in carriera con questo “Binary Garden”, i canadesi dimostrano di saper padroneggiare la materia con discreta maestria. La opener “Momenta” parte già con il piede giusto, settando la direzione dell’intero album e aggiungendo alle influenze delle band sopracitate un tocco di synthwave che ritroveremo come leitmotiv in diversi pezzi del lavoro.
Batushka – Hospodi
“Hospodi” è la nuova fatica della versione di Bartlomiej Krysiuk dei Batushka (per chi avesse vissuto finora sulla luna, le formazioni con il nome di Batushka attive sono due, nate dalla scissione per cause legali del combo originario). Mantenendo la tradizione del precedente “Litourgiya” (seppur attestandosi su livelli inferiori, sicuramente in termini di atmosfere), “Hospodi” celebra la liturgia della morte mettendo in scena una cerimonia ortodossa officiata a ritmo di black metal di stampo contemporaneo. Interessante, ma forse non tanto quanto le beghe sui social di ex e attuali componenti dei Batushka.