“Cosmic ethereal heart music”, se dovesse dare un nome alle dodici canzoni piovute dalle stelle direttamente tra quella meravigliosa accozzaglia di dreadlocks che le si accrocca sulla testa, Valerie June userebbe questo. Quattro anni, tanto c’è voluto per l’atteso ritorno della cantautrice del Tennessee, uscita dall’anonimato con il bellissimo precedente “Pushin’ Against a Stone”. Solo una porzione del tempo necessario a questa manciata di brani, nata nell’arco dei dieci anni precedenti, per raggiungerla, attraversarla, sintonizzandosi sulle giuste frequenze, ed entrare in questo nuovo lavoro, “The Order Of Time”.
Un concept sul tempo, quello necessario per percorrere la lunga e solitaria strada alla ricerca della terra promessa dove l’erba è più verde, per trasformare il sogno in realtà; il male e la cura del vivere, l’artefice delle ferite che ognuno porta nell’anima e il più potente cicatrizzante conosciuto dall’uomo. L’essenza più profonda della musica, capace di sospenderlo, dilatarlo, strisciarci dentro, senza mai sfuggire ai suoi dettami. Il tempo da dedicare a questo ascolto, che il tempo lo attraversa in un viaggio cosmico dalle radici alla contemporaneità della musica black.
Dal desert blues della tradizione dell’Africa Occidentale di “Man Done Wrong”, alle suggestioni appalachian di “If And” e “With You”, al più familiare soul stile Motown di “Love You Once Made”, “Just In Time”, “Slip Side On By” e “Got Soul”; dall’afrobeat di “Shake Down”, che apre una finestra sugli anni ’70 delle Lijadu Sisters, fino al suono cosmico, etereo e di cuore delle splendide ballate “The Front Door”, “Two Hearts”, “Long Lonely Road” e “Astral Plane” (il cui testo era stato scritto in origine per i Massive Attack), c’è praticamente tutto in questo disco.
A tenere insieme le fila del discorso sono la voce inconfondibile di Valerie June e la delicatezza degli arrangiamenti, giocati su una serie di pochi elementi, ma sempre sapientemente dosati, dall’essenziale connubio voce e chitarra, fino alla compresenza di voce, chitarra o banjo, basso, batteria, fiati e sezione d’archi. Tolta la mano di Dan Auerbach, alla produzione di “Pushin’ Against a Stone”, qui in cabina di pilotaggio troviamo Matt Martinelli (Bad Brains), cui va il merito di aver creato un paesaggio sonoro estremamente atmosferico attorno alla scrittura potente ed elegante di Valerie, che in questo lavoro così personale ha voluto coinvolgere anche il padre, Emerson Hockett, e i fratelli Jason e Patrick presenti nei credits come backing vocals, assieme alla cara amica Norah Jones.
“The Order of Time” è un disco ricchissimo di suggestioni, ma decisamente a fuoco, un lavoro complesso, ma capace di arrivare dritto al cuore, etereo, ma familiare, dodici perle sapientemente levigate dal tempo, di cui difficilmente vi stancherete.