Venom – From The Very Depths

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Il quattordicesimo album dei Venom è divertente. Molto divertente. Lo è soprattutto negli episodi più smaccatamente old school e ignoranti, in cui il trio non si preoccupa minimamente di sembrare sintonizzato con il presente e, anzi, ripropone senza alcun pudore il suono dei primissimi anni Ottanta. In questo “From The Very Depths” è la perfetta continuazione delle atmosfere volutamente sopra le righe di “Hell” (2008) e “Fallen Angels” (2011): dai testi alla musica, nient’altro che un carrozzone grottesco di tutti i tipici cliché dell’heavy metal più violento e iconoclasta di oltre trent’anni fa. Esatto, proprio quello che gli autori di “Black Metal” contribuirono a creare, forse più di chiunque altro. È all’interno di questo quadro che bisogna analizzare pregi e difetti del disco, e tutto sommato la valutazione è facile: i primi sono contenuti in cinque-sei tracce, fra le quali svetta un picco assoluto, mentre i secondi hanno a che fare con i troppi filler sbattuti dentro giusto per aumentare il minutaggio, questo sì un viziaccio dei nostri tempi.

Intro inutile a parte, “From The Very Depths” parte veramente a bomba. La title – track è pura NWOBHM incattivita da una produzione solo leggermente aggiornata, “The Death Of Rock ‘N’ Roll” sporco proto thrash suonato alla Motorhead, “Smoke” un ottimo mid tempo che si avvicina al doom classico e, per certi versi, tenta un aggancio con lo stoner. Il capolavoro è però “Long Haired Punk”: qua Cronos ruba letteralmente il basso a Lemmy, il riff portante sbuca direttamente dal 1982, il tiro è micidiale e il testo (satanismo d’accatto e ribellione ad alzo zero) potrebbe esser stato scritto da un sedicenne alla sua prima vera sbronza. D’altra parte il titolo è perfetto nel sintetizzare la genesi dei Venom, ossia l’incontro del punk col metal per quello che sarebbe stato il fondamento stilistico di molta musica estrema a venire. Oggi un pezzo così verrebbe classificato alla voce punk ‘n’ roll. Certo, può far sorridere pensare che chi l’ha scritto oggi ha più di cinquant’anni ed è molto, molto lontano da quella fase della vita. Non è comunque una nota di biasimo: semplicemente ricrea un immaginario ormai cristallizzato da una lunga tradizione, e nel nostro caso lo fa benissimo.

Purtroppo la seconda parte del cd finisce per perdersi nella noia, diluita da troppe canzoni che sanno davvero di riempitivi privi di mordente. Non è male la cadenzata “Evil Law”, che sfoggia perfino un riff rubato dai primi Metallica e si srotola in un’atmosfera infernal/tribale con tanto di canto demente, e discreta è pure “Stigmata Satanas”, altra mazzata classic/speed metal. Ma non c’è molto altro da segnalare. Tagliando un buon quarto d’ora dagli oltre 50 minuti di “From The Very Depths”, potremmo parlare di un album ancor più divertente e riuscito. Così, bisogna accontentarsi. Tuttavia i Venom sanno ancora intrattenere nel 2015, è questa è già una vittoria.

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