Voices From The Fuselage – Odyssey: The Founder of Dreams
Ashe O’Hara è uno dei nomi più caldi del progressive metal britannico. Sappiamo tutti che per qualche tempo ha militato nei Tesseract come degno sostituto di Daniel Tompkins, ma lasciando il passato alle spalle, il vocalist si è ritagliato il suo spazio con i Voices From The Fuselage, arrivati oggi al secondo album, che dipinge lo scenario migliore per Ashe, che sa essere al contempo delicato e fragile, ma all’occorrenza fermo e intenso. “Odyssey: The Founder of Dreams” è un progressive metal dalla sensibilità pop, ambient e post-rock. Consigliatissimo.
Soul Grip – Not Ever
Il Belgio è una fucina di talenti in ambito post(-black) metal. A Oathbreaker e Amenra (e molti altri), si aggiungono i Soul Grip con il loro primo lavoro, “Not Ever”. Un disco che in molti hanno definito “bipolare”, un termine davvero calzante per caratterizzare questa produzione. I Nostri infatti prediligono l’aspetto più crudo e bellicoso del post-black, con un tocco hardcore soprattutto nei vocals che non guasta per nulla. Ma anche quando i ritmi rallentano e si sfiora il doom (vedi “Never Leave”), “Not Ever” continua ad attestarsi su livelli molto alti.
Currents – I Let The Devil In
I Currents sono vivi e vegeti, e lo provano con “I Let The Devil In”, EP che segue “The Place I Feel Safest”, debutto risalente a poco più di un anno fa. Alla giovane band piace molto indagare gli angoli più bui della psiche umana, fil rouge che caratterizza anche questa nuova release insieme al consueto metalcore straorecchiabile. Ma i Currents vogliono dimostrare di essere qualcosa di più, facendo vanto di un inedito lato tecnico proponendo tutti i pezzi di “I Let The Devil In” anche in versione strumentale.
Not Yet Fallen – Homebound
Il metalcore made in Italy dei Not Yet Fallen non riscriverà di certo la storia, ma si incasella alla perfezione nello scaffale degli ascolti più che gradevoli nel suo genere. Il terzo EP del combo veneto, attivo da oltre dieci anni e con un’esperienza live bella solida alle spalle, arriva a cinque anni dal primo (e per ora unico) full-length “Closing Lines” e presenta lyrics molto personali e intime, come trapela dal titolo stesso.
Venom – Storm The Gates
Una precisazione doverosa: i Venom (ora come ora) sono la band di Cronos, i Venom Inc. invece quella di Mantas e Abaddon. Oggi quindi tocca al bassista e vocalist della storica formazione (tra i numi tutelari del black metal, nonostante in realtà appartenesse alla NWOBHM) sfornare un nuovo album. Per carità, “Storm The Gates” pesta, e molto, ma non abbastanza per sovrastare lo sferragliare di tanti altri colleghi.
Tana Del Verme – Tana Del Verme
I Tana Del Verme sono appena nati e sono già parecchio arrabbiati. Gli ex Nectarines, Unaware e Startoday debuttano con questo omonimo album che non può passare inosservato tra i nostalgici del punk rock anni ’90 (con qualche incursione nel melodic hardcore), e tra chiunque ami i dischi di denuncia, date le tematiche molto attuali e purtroppo, tanto realistiche quanto sconfortanti.
Methedras – The Ventriloquist
Per i Methedras, veterani del death metal made in Italy, con oltre vent’anni di carriera e cinque full-length all’attivo, è arrivato il momento di scrivere un nuovo capitolo della propria storia. “The Ventriloquist” infatti, oltre a essere una sorta di concept album basato sul cult horror “Dead Silence”, presenta una maggiore apertura verso la melodia, introducendo anche un pizzico di elettronica, pur senza rinnegare le proprie origini.
For I Am King – I
Arrivati al secondo full-length dopo il recente debutto “Daemons”, i For I Am King continuano a navigare nelle acque burrascose del melodic metal, guidati a cavallo tra melodia e aggressione dalla cattivissima frontwoman e vocalist Alma Alizadeh, la vera forza del quintetto danese. “I” è un disco onesto, ma che purtroppo si esaurisce di pezzo in pezzo, senza chissà quale colpo di coda.
Klee Project – Living In Confusion
I nostrani Klee Project, attivi dal 2011, tornano con il secondo lavoro, “Living In Confusion”, che, a differenza del debutto “The Long Way”, è stato interamente composto e arrangiato dal cantante Roberto Sterpetti. L’opera numero due della formazione è un polveroso viaggio nel southern rock, di quello più ruvido e graffiante, senza dimenticare qualche parentesi blueseggiante.