Wear Your Wounds – WYW
“WYW” vanta ben 15 anni di gestazione. E di conseguenza, non può che esplorare una pletora infinita di sentimenti umani, oltre che trasudare tensione ed emozione ad ogni nota. Il side-project di Jacob Bannon dei Converge si è fatto aspettare tanto, ma ne è valsa la pena. Le distorsioni tipiche del main act, l’intensità post-rock e le sognanti atmosfere shoegaze vanno a culminare nel loro insieme nella conclusiva suite-ninna nanna “Goodbye Old Friend”.
sleepmakeswaves – Made of Breath Only
Il quarto full-length degli australiani sleepmakeswaves è pura poesia. A metà strada tra rock e metal, incasellati a fatica nella nicchia post-rock, i Nostri sono in grado di costruire il soundscape perfetto per ogni momento della vostra giornata, accompagnandovi con i loro brani strumentali. La tensione che porta al climax finale è conseguenza diretta di una fortissima coerenza data dal filo conduttore che lega un pezzo all’altro di “Made of Breath Only” (che sia un riff, o una linea melodica ripetuta). Da ascoltare e riascoltare.
Fen – Winter
Pensate come sarebbe trovarsi nel bel mezzo di una bufera in una landa desolata. Posto che non lo auguro a nessuno, posso solo immaginare che la sensazione sia molto simile a quella che vuole trasmettere il quinto lavoro dei Fen. Gelidi e taglienti proprio come suggerisce il titolo, i 76 minuti di “Winter” sono una tormenta senza fine, a cavallo tra post-rock e black metal. Ma per quanto lungo sia l’inverno, c’è sempre la primavera ad attenderci.
Asira – Efference
Sonorità post-black alla Deafheaven e prog e post-metal alla Alcest, ovvero come essere allo stesso tempo leggeri come l’aria e pesanti come il piombo. “Efference” degli Asira è tutto questo, niente di più e niente di meno. Una band che sa dannatamente bene il fatto suo, e che non esita a farcire le sue già complesse creazioni con riff e rimandi floydiani. Una vera chicca.
Black Map – In Droves
I Black Map sono un trio molto interessante, che vanta al suo interno ex membri di Dredg, Far e The Trophy Fire. L’alt rock di “In Droves” va giù che è un piacere e strizza l’occhio a sonorità radiofoniche, ma è ben lungi dall’essere banale e scontato. Ideale per i fan dei Deftones (nella versione presa bene) e dei Chevelle (con i quali i Black Map hanno spesso condiviso il palco in qualità di opening act).
Counterfeit – Together We Are Stronger
Partivo molto prevenuta con il disco di esordio dei Counterfeit. Ma l’ennesimo attore convertito al dio del rock, ovvero l’idolo delle ragazzine Jamie Campbell Bower, la stoffa, la voce e la presenza ce le ha tutte. “Together We Are Stronger” è un disco di punk moderno, ripulitino e fighetto come il frontman, ma con il tiro giusto. Astenersi puristi.
Demon Hunter – Outlive
“Outlive” è in poche parole, il compendio di 15 anni di onorata carriera per i Demon Hunter. I Nostri esplorano una buona quantità di generi e sottogeneri (alt rock, death, thrash, groove metal), evitando il tanto temuto “effetto minestrone”, il che non è cosa da poco. Ma chiamando in causa tutte queste venature, il rischio del già sentito è lì dietro l’angolo, in agguato come un demone barbuto, giusto per rimanere in tema.
Dreaded Downfall – Farewell To Greatness
A cavallo tra alternative e hardcore melodico, la proposta dei Dreaded Downfall stupisce per la sua immediatezza e freschezza. I ragazzi non inventano nulla ma propongono un ibrido convincente che piacerà sia a chi cerca velocità e impatto, sia chi apprezza i ganci giusti accoppiati a soluzioni contemporanea. Assolutamente consigliato.
Deez Nuts – Binge & Purgatory
Quinto lavoro in carriera per gli australiani Deez Nuts, che nonostante non siano più di primissimo pelo, non perdono la voglia di bere e divertirsi, riuscendo a trasporla da sempre alla perfezione nelle loro creazioni. Ma nonostante JJ Peters e soci facciano quello che riesce loro meglio, ovvero rapcore scanzonato, il giochino inizia leggermente a stancare. Solo quando si aprono senza remore alle melodia (vedi “Discord”) i DN riescono davvero a fare la differenza.
Dead By April – Worlds Collide
I Dead By April, arrivati al quarto lavoro in studio con “Worlds Collide”, hanno l’indubbio pregio di essere catchy fin dal primo ascolto e fino allo sfinimento. Ma il loro metalcore tendente all’electronicore e perché no, anche al biebercore, è una versione premasticata da altri. Nel 2017 non ci bastano solo i ritornelli orecchiabili.
Falling In Reverse – Coming Home
Il quarto disco di Ronnie Radke e soci, “Coming Home”, potrà essere più maturo nei contenuti (il frontman è diventato da poco papà, e molti pezzi dell’album sono dedicati a sua figlia), ma la forma è sempre la stessa. Coretti pop punk, feeling elettronico, nulla (o quasi) di seriamente heavy: per ex emo depressi nostalgici dei fasti della prima incarnazione degli Escape the Fate.
Elyne – Alibi
A dispetto della popolarità che ha guadagnato Danny Metal con le sue cover pop in chiave heavy piazzate su YouTube, il nuovo (secondo) disco in studio dei suoi Elyne è tutt’altro che banale. La produzione è di alto livello, la proposta metalcore e alternative dei Nostri conferma una crescita artistica interessante e che potrà dare ulteriori frutti nelle prossime release.