Che gli anni ’80 siano ritornati di moda è un dato di fatto già assodato da qualche tempo. Senza addentrarsi in analisi sociologiche arzigogolate, basti pensare a serie come “Stranger Things” e “Thirteen Reasons Why” e alla loro smaccata simpatia per gli Eighties. E anche la musica non scherza. L’ultimo (in ordine cronologico) a saltare sulla macchina del tempo è Daniel Tompkins, che insieme a Paul Ortiz (Chimp Spanner) e alla musicista Katie Jackson ha dato vita a un ennesimo side-project, ZETA. Dopo quasi due anni passati a torturarci con teaser e (pochi) singoli (“Silent Waves” nel 2015 e più di recente “The Distance”), finalmente il trio ha dato alle stampe il primo, omonimo album.
Con un sound a cavallo tra videogiochi arcade, colonne sonore di film anni ’80 e retrowave, gli ZETA non deludono le aspettative di un’attesa davvero snervante. Ovvio che il tipico fan dei TesseracT storcerà il naso dopo i primi dieci secondi di pezzi come, che ne so, “Fountain of Youth”, ma in fondo, se si va oltre i gusti personali e ci si prende la briga di considerare il percorso di Tompkins, “ZETA” è tutt’altro che fuori posto. In primis, perché il vocalist non è nuovo alle incursioni nel pop (vedi le cover di Michael Jackson e Chaka Khan) e in territori elettronici (dimostrazione, l’ultimo EP degli stessi TesseracT, “Errai”), e in secondo luogo, perché “ZETA” è un disco che ha testa e cuore. Insomma, un viaggio su una DeLorean in un universo parallelo illuminato da luci colorate al neon.
Ovviamente, oltre al contributo del suddetto Tompkins, i protagonisti del debutto degli ZETA sono i synth, che intrecciano trame intricate e al tempo stesso melodie orecchiabili. E in “Gates of Hell”, il brano più spinto, arrivano prepotenti le chitarre che fino a quel momento se ne erano state per lo più chete (escludendo la precedente “Fires In the Snow”). Se proprio devo trovare un difetto a questo disco, è il fatto che una voce pura e perfetta come quella del leader dei TesseracT ha bisogno davvero di pochi effetti, ma l’utilizzo di questi ultimi è fondamentale per l’economia di “ZETA”. In pieno periodo di revival retrowave, questo progetto non merita di passare inosservato.