Il palco non mente – ex ‘non tutto il male viene per nuocere’

Assistiamo a un progressivo aumento del divario tra musica suonata dal vivo e musica suonata in studio. Attenzione, il nostro non è un piangere per i bei tempi andati, perché i trucchi ci sono sempre stati.
Racconta Frank Zappa che negli anni ’60 era prassi far registrare i brani in studio del gruppo X, poi chiamare dei musicisti professionisti, far risuonare a loro i brani, senza errori di alcun tipo, registrare nuovamente e spacciare questa seconda registrazione come quella ufficiale. Poi il gruppo X avrebbe suonato normalmente dal vivo, dove gli errori sono sempre perdonati e, anzi, potevano far passare mediocri strimpellatori per dei geni.
Ora ci sono le registrazioni digitali per sostituire anche una singola nota, ci sono macchine e macchinette di ogni tipo per correggere ogni errore, persino modificare il timbro della voce, alzarlo o eliminare le stonature. Confezionare un prodotto di qualità è, ormai, semplice quanto economico e questo permette di presentare all’acquirente finale (ovvero chi caccia i soldi per comprare il disco) un prodotto almeno formalmente di tutto rispetto.
Ascoltando con le orecchie di oggi le registrazioni degli anni 40 o 50, vengono i brividi. Suoni sporchi, confusi, pieni di riverberi e rumori di fondo. La migliore qualità del suono ha però portato via via a un appiattimento delle produzioni, queste oggi tendono a schiacciare il suono ‘naturale’ e quindi imperfetto degli strumenti fino ad ammazzare, o almeno a sminuire il tocco del musicista.
Dal vivo però la differenza è notevole, sul palco non si può scappare, se non sai suonare si vede, se non sai intrattenere il pubblico lo nota (e sbadiglia). Il mercato è saturo, non lo scopriamo oggi, dobbiamo solo arrivare a un picco, quando davvero si capirà che acquistare un disco per ascoltare 2 singoli e 8 riempimenti è demenziale o che si deve cominciare a scegliere. Sono convinto che, a questo punto, il mercato inizierà a premiare davvero i primi della classe, quelli che ci sanno davvero fare, quelli che suonano, quelli che tirano fuori emozioni dal legno, dalle pelli e dalle corde, quelli che divertono, quelli che trasformano una canzone conosciuta in una nuova esperienza.
Parliamoci chiaro, andreste mai ad un concerto di Paris Hilton?

S.D.N.

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