Ci sono alcuni portali di settore che sono già arrivati a quota ventitré, ripeto: ventitré articoli sulla morte di Chris Cornell.
Il tutto in meno di quattro giorni dalla tragica scomparsa del cantante.
E questo non è certo tutto, perché oggi ne usciranno altri relativi al cordoglio della città di Seattle, probabilmente alcune gallery e sicuramente qualche video di un artista in tour che omaggia con una canzone dei Soundgarden, come la gettonatissima Black Hole Sun, il collega scomparso.
Probabilmente solo nelle giornate del 23 e 24 maggio ci sarà una pausa, utile casomai per pianificare i post sui social per l’indomani, perché sì il 26 maggio 2017 ci saranno le esequie di Cornell e allora sarà ancora bulimia da click travestiti da cordoglio.
Guarda le foto del funerale, guarda i video del funerale, ascolta le parole commosse di questo o quell’amico, collega, musicista. Sperando che non escano contemporaneamente i risultati tossicologici dell’autopsia, sennò ci sarebbe una sovrapposizione poco sfruttabile.
Posso anche lanciarmi in un toto-scommesse macabro, con un bel pronostico che prevede un final score per questi campioni dell’informazione musicale di 30 articoli (che poi chiamarli articoli è anche eccessivamente ottimista) dedicati a Cornell in meno di una settimana.
Non dovrei, ma davvero mi stupisco.
Ora, la critica più usata nei commenti sotto ai rilanci di certi post (non li chiamerò più articoli d’ora in avanti) è sempre la solita: “fate clickbaiting”. E non è raro che a queste accuse il social manager di turno risponda piccato.
E invece dovrebbe tacere, perché io vi accuserei di ben altro rispetto all’accusa di riempire il web di esche per i click per ringalluzzire le views del mese e fare un po’ di cassa, io vi accuserei di lucrare sul dolore e di tradire molti principi di serietà e professionalità che mi aspetto, in particolare modo, dai Grandi contenitori di news a tema musicale.
Senza voler insegnare il mestiere a nessuno, capiamoci subito, ha perfettamente senso mettere online articoli incentrati su una scomparsa così celebre (e dolorosa): un pezzo che riporta la tragica notizia, uno da affidare alla migliore “penna” in redazione di ricordo e commento, scritto bene e da chi conosce davvero la storia dell’artista, un terzo sulle reazioni dei colleghi e dei tributi e un ultimo sulle esequie. Arrivo a contarne quattro, cinque al massimo, ma fatico a considerarli pochi. E comunque, in caso di aggiornamenti importanti, i pezzi si possono aggiornare, Google apprezza se aggiornate un pezzo, lo sapete?
Ma più di venti post? NO!
Tutto il settore dell’informazione musicale corre, è vero, come è vero che è sempre più difficile stare al passo con le richieste del music business e con la necessità di sopravvivere ai costi di gestione e del personale, ma per dio, è questa l’unica soluzione?
Premesso che nessuno di noi è l’Ansa, che ha ben altri scopi e doveri che giustificano i continui update di notizie particolarmente importanti, e premesso che l’informazione musicale non ha più necessità di (provare a) esserlo, rimane un unico triste punto d’arrivo nell’alimentare questa deriva: davvero non abbiamo altri modi per fare pagine? Se la risposta è “no” allora conviene rendersi conto una volta di più che è davvero ora di modificare rapidamente il proprio business plan…