Tour d’addio, perché?

Vi faccio notare una cosa, se già non lo avete fatto da soli. Prima però vorrei che figuraste nella vostra mente uno dei tanti comportamenti devianti nati nell’era dei social. Avete sicuramente avuto qualche conoscente che bramoso di un’attenzione che latita o non risponde esattamente alle sue aspettative ricorre al sempre funzionante pretesto dell’addio. Come spiccare sopra una massa che costantemente condivide pensieri standard, una moltitudine di storie, foto, notizie che oggigiorno crea una melma indistinguibile? Come distaccarsi? Semplice, annunciandolo. Dunque rondini, addio! Ci lasciate per terre lontane!

Ma ecco che sono sempre lì o rispuntano poco dopo. La loro attenzione l’hanno avuta. Se riusciranno a mantenerla è un altro paio di maniche. Ma ora è di rock che parliamo. Guardate nella vostra nutrita, quest’anno come non mai, lista di appuntamenti di concerti delle vostre band preferite. Provate a fare caso a quanti dei tour ai quali parteciperete sono tour di addio. Visto? Tantissimi. Non ricordo di averne visti così tanti. Anzi, non ricordo di averne mai visti. Una volta le band smettevano e basta. Hanno cominciato con gli album , dichiarando che l’album a venire sarebbe stato l’ultimo. I fan in preda a un misto di panico, rassegnazione, tristezza e nostalgia e spesso malcelato sollievo accorrevano nei negozi a suggellare la fine di una storia d’amore, di pochi anni a volte, di decenni altre.

È successo poi negli ultimi anni che il mercato è cambiato e gli album non si vendono più. Come sfruttare questo meccanismo di sofferenza del distacco? Con i tour. Avrete sicuramente notato anche quello no? I live sono decuplicati in numero, introiti e pubblico. È lì che questo meccanismo deve puntare per richiamare attenzione (soldi). E allora addio! Addio a HIM, addio a Deep Purple, Elio e Le Storie Tese, Black Sabbath, Slayer, Aerosmith e tanti altri ne verranno.

Intendiamoci, non c’è nulla di male nel celebrare la fine di una carriera in quasi tutti questi casi gloriosa. Forse sarà poco elegante (vi ricordate un tour di addio dei Beatles? O dei Led Zeppelin? O dei Rolling… ah no, scusate), ma quello che trovo antipatico è constatare che questi tour, che ribadisco grazie all’effetto nostalgia e rifiuto del distacco hanno un afflusso più consistente che se non fossero semplici tour promozionali, si protraggono praticamente all’infinito. Le date magicamente si aggiungono e questi addii vengono annacquati fino a togliergli gusto e rimane solo quello amaro del sospetto di approfittare di un dolore inflitto ai propri fan per profitto. Perché un amato abbandonato vorrebbe che l’ultima sera e l’ultimo abbraccio durasse tutta la vita e questo deve essere rispettato, a volte, sbattendo la porta senza guardarsi indietro.