Dei biglietti dei concerti, bagarini, furbetti del quartierino e popolino babbeo

bagarini-biglietti-concerti

Non capisco perchè ultimamente si faccia tutto sto gran ciarlare di bagarini e di biglietti dei concerti che vanno sold out in tempo zero. Mi ricordo benissimo le liti sotto la Sud dell’Olimpico negli anni ottanta per prendersi il tagliando per il derby, piuttosto che gli accoltellamenti a Berlino per chi non rispettava le file davanti ai bagarini stessi per comprarsi un ingresso da duecentomila Lire alla Waldbühne per il Magic Tour dei Queen con Freddie. Insomma, ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Fondamentalmente perchè è un business che funziona. Perchè c’è chi alla fine li compra quei biglietti. Piaccia o meno.

L’attenzione dovrebbe spostarsi su due altri macro temi che hanno inevitabilmente cambiato anche un fastidioso argomento come quello del bagarinaggio: internet e laggente. Il primo ha permesso sia a chi lo fa di mestiere, sia a chi privato e affatto bagarino, di farsi i crestoni senza intoppi e dal divano di casa. Il secondo elemento riguarda come sempre i consumatori, ovvero chi alla fine della fiera spacca i coglioni per un fenomeno che alimenta da sempre con cognizione di causa.

Voglio volutamente essere semplicistico e fare di tutta l’erba un fascio: se i concerti sono pieni, se i vip package sono quelli che vanno esauriti prima e se fino a 300 Euro uno il biglietto è disposto a comprarselo, è inutile lamentarsi del bagarinaggio online, del secondary ticketing, del fatto stesso che molti promoter si godano questa situazione (fanno sold-out, quindi realizzano il proprio obiettivo) tanto quanto le autorità competenti (SIAE, antitrust, etc), che a loro volta ben si guardano nel mettere i biglietti nominali anche nei concerti o comunque dall’intervenire per regolarmentare (banalmente chiedendo più trasparenza) una situazione completamente fuori controllo.

Ci sono anche i gonzi che pensano che davvero ci sia una percentuale significativa di persone disposte a pagare più di 300/350 Euro (follia pura, ma è un prezzo credibile) su Viagogo per un biglietto singolo (“oooh minchia ci son i biglietti a mille euro oooh e laggente li compra”) di un qualsivoglia evento: molto spesso queste sono esche per i genialoidi di cui sopra, o anche per il coglionazzo di turno che, per un semplice calcolo probabilistico, può effettivamente arrivare a sborsare cifre folli per garantirsi un accesso a un evento a caso.

Resta il fatto che il business del bagarinaggio online sia tale per molti più attori rispetto a prima. Quando effettivamente la criminalità organizzata gestiva (e gestisce ancora, anche se in modo meno impattante rispetto a prima, soprattutto con meno risultati) il business dei biglietti la sera dei grossi eventi, le vendite erano state molto più controllate al momento dell’apertura. I tagliandi andavano fisicamente in mano ai rivenditori autorizzati. Certo, bisognava sbattersi, fare code e aspettare magari la notte l’apertura del Virgin Megastore di turno, ma era difficile rimanere a mani vuote, specie se ti muovevi subito.

Ora tra accessi riservati ai possessori di carte di credito, iscritti (a pagamento) ai fan club dei gruppi che fanno tour, sponsor che hanno la priorità sui comuni mortali, partner e via dicendo, è prassi consolidata prenderla al culo 120 secondi dopo che le vendite sono state effettivamente aperte al pubblico. Pubblico che dal canto suo non fa mai NULLA per evitare che questa situazione cambi. Si lamenta su Facebook al massimo, ma in privato è disposto a trattare con chi ce l’ha fatta (non necessariamente bagarini). Banalmente sfruttando quella normalissima sete di cresta che accomuna ciascuno di noi quando si ha a che fare con una persona che non conosciamo che vuole comprare quel biglietto in più che noi (ma non lo ammetteremmo mai nemmeno sotto giuramento) abbiamo consapevolmente acquistato proprio per rivenderlo, tirandoci fuori due birre in più la sera del concerto stesso. Sono in tanti a fare così. In tanti.

Certo, una percentuale inferiore a chi lo fa di “mestiere”. Non per nulla queste organizzazioni criminali e infami si sono evolute, dando in mano a chi di IT ne sa qualcosa le carte di credito giuste per comprare e le url riservate agli utenti dei fan club. Tanto quanto il software necessario a scandagliare le pagine dei rivenditori online ogni secondo per entrare istantaneamente ad acquistare il maggior quantitativo di biglietti possibile non appena aprono le vendite.

Soluzioni? Biglietti nominali come primo atto. Quindi una chiara presa di posizione da parte dei promoter stessi e anche di chi gestisce il mercato primario online dei biglietti: perchè, banalmente, non si sa MAI quanti biglietti vengono messi in vendita tra prevendite esclusive e vendite aperte a tutti? Perché vanno in vendita a tranche e non tutti insieme? Infine è auspicabile una maturità maggiore da chi continua a criticare e allo stesso tempo popolare concerti organizzati magari col culo e pagati centinaia di Euro. State a casa o andate all’estero. In alternativa pagate e non rompete i coglioni.

Lascia un commento