A tre mesi esatti dalla scomparsa di Chester Bennington, voce principale dei Linkin Park, fan da ogni parte del mondo continuano a mobilitarsi per onorare la memoria dell’artista originario di Phoenix. Ciò che oggi appare innegabile è il talento unico di Bennington che, al di là dei motivi che l’hanno spinto a togliersi la vita lo scorso 20 luglio, ci ha lasciato in eredità performance vocali che hanno scosso milioni di fan nati a cavallo degli anni Novanta. Proviamo a ripercorrerle attraverso i suoi dieci migliori a cappella.
One Step Closer
Primo singolo estratto dal loro album di debutto “Hybrid Theory” (2000), “One Step Closer” ha consegnato un nuovo genere musicale al mondo. Fondendo il sound tipico di band come Nirvana e Soundgarden con il rap e con il pop, i Linkin Park hanno vinto la loro scommessa col nu-metal. La melodia del ritornello è storia tra i fan della band, così come il verso “Shut up when I’m talking to you” gridato da Chester nello special del brano.
Numb
“Numb” è il terzo singolo estratto da “Meteora” (2003), nonché ultima traccia del disco. La partenza soft del cantato di Bennington deflagra aggressiva nel ritornello: “I’ve become so numb / I can’t feel you there”. Negli anni in cui l’airplay americano era monopolizzato da artisti come N’Sync e Jennifer Lopez, “Numb” ha rappresentato il manifesto di una generazione che desiderava denunciare la propria diversità.
What I’ve Done
Nel 2007 i Linkin Park tornano con un nuovo disco, a distanza di 4 anni dal loro ultimo lavoro in studio. “What I’ve Done” è il singolo apripista di “Minutes to Midnight”, nonché colonna sonora del film “Transformers”. È inoltre il singolo di maggior successo commerciale della band, certificato tre volte platino dalla RIAA. La canzone è interamente interpretata dalla voce di Bennington e costituisce un passaggio a un suono rock più tradizionale, che a quel tempo deluse qualche fan. La progressione di pianoforte e la performance di Chester sono la vera marcia in più del brano.
In the End
Cavallo di battaglia dei Linkin Park e quarto singolo di “Hybrid Theory” (2000), l’intro di “In The End” è riconoscibile almeno quanto il riff di chitarra di “Satisfaction” dei Rolling Stones. Il rap tagliente di Mike Shinoda s’incastra alla perfezione coi richiami cantati di Chester nelle strofe del brano. Il ritornello, così come lo special, mette in luce le straordinarie doti vocali di Bennington. “In The End” è la canzone più suonata dai Linkin Park nei loro concerti.
Faint
Secondo singolo estratto da “Meteora” (2003), “Faint” è perfettamente bilanciata tra le strofe rappate da Shinoda e il ritornello cantato da Chester. Questa distinzione così netta tra le aree di competenza delle due voci è tipica dei loro primi dischi. L’uso del growl di Bennington è funzionale: lo special di “Faint” è rabbia allo stato puro grazie allo scream abbinato al riff metal. L’urlo finale “I won’t be ignored” è straziante e cantato con una forza incredibile.
Breaking the Habit
“Breaking the Habit” è stato l’ultimo singolo estratto da “Meteora” (2003) e, cosa che molti ignorano, è stato scritto interamente da Mike Shinoda. Inizialmente l’intenzione di Shinoda era di inserire “Breaking the Habit” nel disco in versione strumentale. Fortunatamente la band riuscì a fargli cambiare idea e quando quest’ultimo lesse a Bennington il testo che aveva scritto per il brano, Chester si commosse al punto che ebbe difficoltà a cantare dal vivo la canzone per qualche anno dopo la sua pubblicazione. Nonostante fosse stata scritta tutta da Shinoda, “Breaking the Habit” è stata la prima canzone della band a non presentare alcuna parte cantata da lui.
Given Up
I primi due album dei Linkin Park sono rimasti fedeli al loro sound nu-metal, ma con “Given up”, quinto singolo di “Minutes to Midnight” (2007), la band decide di misurarsi con un suono più punk. Il ritmo serrato del brano lo rende ancora più oscuro. Bennington dà sfogo a tutta la sua angoscia e lo scream di 18 secondi prima dell’ultimo ritornello concentra tutta la sua disperazione: “Pull me out of my misery / I’m suffocating / Tell me what the f**k is wrong with me”.
Crawling
Secondo singolo estratto da “Hybrid Theory” (2000), “Crawling” è una delle poche canzoni contenute nel disco che concede più spazio al cantato di Chester rispetto a Shinoda. Il testo di “Crawling”, come ammise Chester più volte, lo riguarda da vicino. Nel 2009 confessò a Noisecreep: “Crawling è probabilmente la canzone che ho scritto per i Linkin Park che descrive in modo più letterale la sensazione di perdita di controllo su se stessi per colpa di droga e alcol. Non credo che osservando dall’esterno qualcun altro vivere quei momenti avrei potuto scrivere qualcosa del genere.” La veemenza con cui Chester interpreta il brano lascia pochi dubbi sull’onestà delle sue dichiarazioni.
https://youtu.be/wPmT3iP30sM
Powerless
Rilasciata come terzo singolo di “Living Things” (2012), “Powerless” è una ballata elettronica dal testo molto intenso. Il brano fu pubblicato inizialmente solo sull’iTunes Store giapponese e fu scelto come colonna sonora de “La Leggenda del Cacciatore di Vampiri”, film del 2012 diretto da Timur Bekmambetov. La voce di Chester è dolce e al tempo stesso rassegnata nel descrivere il sentimento d’impotenza dinanzi all’autodistruzione di chi si ama.
https://youtu.be/L1cKYzgqXYg
One More Light
“One More Light” è la nona traccia del disco omonimo dei Linkin Park, pubblicato quest’anno. Nella sua ultima intervista rilasciata al Mirror Online, l’artista americano ha parlato dei suoi problemi di salute mentale, della decisione di “combattere per quello che vuole” e di come la composizione di “One More Light” l’abbia aiutato a esorcizzare i suoi “demoni”. A pochi mesi dal suicidio di Chris Cornell, con cui ha condiviso una profonda amicizia e depressione, il frontman dei Linkin Park non è riuscito a sconfiggerli. Chester Bennington si è tolto la vita il 20 luglio 2017, lasciando un vuoto immenso nel mondo del rock.