Perché stonare in diretta Tv non è così indie

Ci ha scherzato su anche la pagina Facebook “Hipster Democratici” (che consiglio a chi incautamente ancora non la seguisse): il concertone del Primo Maggio quest’anno ha scippato la line up al Mi Ami Festival. Noi gli siamo grati di averci almeno risparmiato gli Zen Circus (NDR). Sì insomma, ormai non è più un mistero che l’indie (Dio perdonami per quello che sto scrivendo) sia il genere del momento. Basta dare un occhio ai grossi network radiofonici o alle trasmissioni televisive. Tommaso Paradiso tra un po’ lo trovi anche a Cotto e Mangiato.

L’estate scorsa I Cani sono stati headliner di quasi tutti i festival estivi, Calcutta poco sotto in cartellone. Questa primavera la consacrazione live per Lo Stato Sociale e appunto i Thegiornalisti che suoneranno a breve al Forum di Assago e al Palalottomatica. I più grandi palazzetti di Italia per la musica dal vivo. Il tutto condito con passaggi radio e una definitiva consacrazione del genere a tutti i livelli.
Una moda che guidata dai battistrada si porta dietro tutta un serie di realtà che da molto ci provano: vedi Ex-Otago (esplosi anche loro quest’anno grazie all’album Marassi e al reload del disco con i Feat.) o Canova (finalmente arrivati in radio anche loro). Insomma l’Indie è morto, evviva l’Indie. Chiudo qui il discorso che potrebbe prolungarsi all’infinito sul bene il male, i perché i per come. Fatto sta che una grossa schiera di band e cantanti provenienti da quel mondo la, ieri era sul palco del Concertone. Evviva Dio, diranno alcuni.

Il palco del Primo Maggio è una prova difficile per la band per ovvie ragioni, poco tempo, poche prove, molto pubblico non necessariamente lì per te. Si aggiunga poi una regia audio per i telespettatori non del tutto impeccabile. Il risultato è che spesso la resa è come dire, oscena.
Insomma, quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Ovvero, quando le condizioni sono complicate si salva solo chi ha piena padronanza dei mezzi. E così ne escono da Eroi Ermal Meta, Gabbani (forse su tutti), Motta, Levante, Samuel e Brunori Sas. Bennato fuori concorso di un altro livello come gli Editors che al confronto sembrava di vedere giocare il Barcellona con i pulcini del Virtus Entella.

Il contraccolpo quando scesi loro dal palco sale Lo Stato Sociale è forte, i più deboli forse avranno ceduto. Non è neanche colpa loro. La band bolognese fa il suo come fa da anni. Il pubblico li premia. Io no. Provano anche a dare un senso oltre alla musica a quel concerto. Ed è corretto, correttissimo. Peccato solo lo facciano con un’ironia profonda come la comicità del Bagaglino. Va beh.
Sconfitti male, malissimo Ex-Otago e Le Luci Della Centrale Elettrica. Vittime forse di problemi tecnici ma assolutamente ingiustificabili. Insomma l’antica lotta tra bene e male, indie e mainstream continua. Non ne esce benissimo “la scena” da questa sovra esposizione mediatica.

Il grande tema è sempre quello: la musica indie dovrebbe essere quella di “qualità” che produce idee nuove, che propone musicisti rodati da anni e anni di live, pronti a battersi contro il qualunquismo e la plasticità del mondo mainstream. A conti fatti non è sempre così, il professionismo paga. Levante non sbaglia mai, avrà canzoni bruttine ma su un palco continua a starci molto meglio che su Instagram, non me ne voglia Monina.
Così Gabbani che presenta forse l’unico live a livello delle star internazionali. Fanno meno, fanno peggio quelli che arrivano dal basso ed è un peccato. Non tutti, Motta ad esempio conferma di essere un uomo live straordinario. La strada insomma è ancora lunga ma la lezione forse è più acuta di quanto sembri. Proprio oggi che indie e mainstream si confondono forse è il caso di smetterla con stupide definizioni e iniziare a giudicare artisti e cantanti per come scrivono e per come suonano.
Amen.