Intervista a Edoardo Bridda, editore di Sentireascoltare

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Sentireascoltare è uno dei siti musicali più attivi. Edoardo Bridda, editore e coordinatore della testata, ci racconta come si può riuscire a far crescere costantemente (in quantità e in qualità) una realtà senza necessariamente trattare argomenti di massa o smaccatamente commerciali.

Con quali testate musicali online lavori? Scrivi di musica anche altrove?
Sono editore di SA, attività che mi occupa full time. Da tempo scrivo solo per SA ma ho avuto alcune proposte per quanto riguarda la stesura di libri sempre a tema musicale.

Qual è il tuo attuale ruolo nella/e testata/e per cui lavori?
Editore, coordinatore.

Il tuo lavoro principale è questo?
Sì.

Qual è l’introito principale della testata per cui lavori?
Una piramide di agenzie pubblicitarie tipo piramide alimentare. Qualche banner venduto ad addetti ai lavori che possono essere negozi di dischi, festival, eventi ecc.

Quante persone lavorano per la tua stessa testata? Vengono tutte retribuite?
Al contrario. SA può pagare pochissimi servizi ed investe molto del guadagno in manutenzione, potenziamento e sviluppo. In top alla lista ci sono gli informatici ma dal 2016 inizieremo a pagare alcuni contributi scritti come articoli di approfondimento. E questo grazie a una diversificazione e stabilizzazione delle entrate.

Per quale motivo, a tuo parere, difficilmente c’è chiarezza sulle visite e sugli introiti di un sito? Per quale motivo questo accade? Ritieni che sia invece giusto mantenere una minima privacy sul tema, eccezion fatta per chi investe sul sito stesso?
Argomento complesso. La pubblicità online paga ancora troppo poco. E per rendere sostenibile un business nell’editoria musicale lo sbarramento è piuttosto alto. I siti specializzati o di settore dovrebbero avere più appetibilità per gli investitori. Attualmente l’unica strada percorribile è avere un enorme monte di pagine online, se ce l’hai bene, hai un margine pur minimo, se non ce l’hai è difficile pensare in prospettiva o andare leggeri nel dichiarare visite e impressioni. Se apri un negozio in città crei un piccolo business che può andar bene o male ma tutti vedono chi sei e cosa fai. Non c’è nessuna vergogna nel fatto che sei un artigiano o un negoziante. L’equivalente online non è altrettanto vantaggioso per un investitore, non lo è per nulla.

Quanto gli addetti ai lavori (etichette, promoter, uffici stampa, artisti…) sono sufficientemente informati (e formati) per capire le dinamiche del web e la reale efficienza di un sito piuttosto che di un altro?
Credo che le loro informazioni e decisioni si basino più che altro sul passaparola e sui social che sono un passaparola più contemporaneo. Sulla base di questi fattori comprendono chi è in partita e si muovono di conseguenza.

Quanto credi che i social network abbiano influito nel cambiare (potenziandoli, diversificandoli o depotenziandoli) il ruolo dei siti stessi?
I social hanno introdotto una grande opportunità per i siti come anche alla fine della fiera un lavoro in più che fai a casa di qualcun’altro con questo qualcun’altro che se le è studiate tutte per tenersi l’utenza per sé. Risultato? Cerchi di tenerti stretti utenti touch’n’go che finiranno fuori dal tuo sito per tornare sui social, loro casa-sito-portale-web di riferimento. Il paradosso? Pubblicare un contenuto sui social è diventato il new online publishing. Se non pubblichi li è come non lo avessi fatto, o quasi.

Pensi che una fanpage sia allo stato attuale più o meno importante del sito stesso?
La risposta si deduce dalla precedente.

Come convivi con la notorietà nell’ambiente e con l’essere preso come riferimento da altri colleghi per quanto fatto fino a oggi?
Non ho molto la percezione della cosa. Le mie giornate sono piene di lavoro e fatte spesso di ascolti e rincorse di notizie da dare tempestivamente, approfondimenti da pianificare con lo staff, smistamento di dischi, scrittura e richiesta di recensioni, il solito inferno di mail e chat facebook ecc.

Perché secondo te c’è così tanta gente che fa, o prova a fare, il tuo stesso mestiere? C’è a tuo parere sufficiente preparazione? C’è solidarietà tra colleghi o aspiranti tali, oppure prevalgono invidie e frustrazioni?
Scrivere è diventato un’appendice del mostrare o un vestito da portare per i millennial dunque un qualcosa che spesso assume connotati differenti dalla passione per la scrittura musicale (che ha la sua tradizione, richiede una certa preparazione, esperienza ecc.). I ragazzi vogliono dirlo prima di altri, vogliono fare trendsetting, trattano la scrittura musicale come una succursale del marketing web, sanno come avere più successo mediatico mettendo in mostra certi argomenti o prevedendo una divisione di opinioni su altri ecc. Leggo certi articoli in giro che ormai sono degli ideali post facebook o sono proprio testi pensati come super-post ovvero l’articolo che parla sopra alla polemica web e cerca di veicolarla a sé vestendola con toni di autorevolezza o saggezza in vitro.

Quali sono i tre momenti/servizi migliori (professionalmente parlando) che hai vissuto/realizzato fino a questo momento?
L’aver realizzato una piattaforma integrata e funzionale che segue la musica dal suo nascere alle sue evoluzioni concertistiche, festivaliere, multimediali e di classifiche di fine anno. Ogni elemento su SA è stato pensato come parte di un universo dove l’informazione e la critica musicale s’incontrano e dialogano dando all’utente un’esperienza di guida all’ascolto e la possibilità di districarsi tra vari generi e stili.

Come vedi il mondo dell’editoria musicale online da qui a tre anni?
Non molto differente da ora. Di diverso vedo una crescita costante di investimenti sul web che spero riescano a dare senso e prospettive a un lavoro che in questo momento fatica a sostenersi. Le logiche di chi detiene potere e denaro sul web del resto sono già dettate e vanno nella direzione di una forte disparità tra ricchi e (molto) poveri. In Italia il grosso del grosso del business pubblicitario è ancora legato alla televisione. Di più il pubblico internet italiano va ancora sul web non tanto per soddisfare un bisogno d’informazione quanto per rispondere a un bisogno veloce e immediato (la ricetta di cucina, il porno, il download/stremaing di musica e film, la compravendita o la rivendita, l’affaruccio su Amazon ecc.) o per cercare del sano e meno sano cazzeggio/polemica. Staremo a vedere.

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