Un’istituzione del giornalismo musicale italiano. Enzo Gentile ha iniziato la propria attività nel 1977, e da allora non si è più fermato, scrivendo praticamente su ogni testata immaginabile e facendo un sacco di altre cose.
Con quali testate musicali cartacee/online lavori/hai lavorato?
Le principali testate musicali cui ho collaborato sono, nell’ordine, Discoteca Alta Fedeltà, la prima versione di Rolling Stone Italia (anni Ottanta), Rockstar, Jam, più altre apparizioni sporadiche.
Scrivi di musica tutt’ora?
Tuttora continuo a scrivere di musica per un quotidiano, il Mattino di Napoli.
La tua mansione principale attuale è il giornalista?
Sono giornalista, ma con proiezioni verso editoria (libri), insegnamento (all’Università Cattolica di Milano), varie ed eventuali (mostre, conferenze, consulenze, radio, ecc.)
Perchè l’editoria tradizionale è scomparsa o è comunque in agonia da anni? E’ solo colpa degli editori?
La carta interessa sempre meno e andare sul web non costa, risultando anche più veloce. La necessità di fare tagli e andare al risparmio ha fatto il resto, abbassando la qualità e la credibilità dei giornali (non solo musicali).
Quanto internet ha cambiato l’editoria e in particolare modo quella musicale? Quanto credi che i social network abbiano influito nel cambiare (potenziandoli, diversificandoli o depotenziandoli) il ruolo degli stessi? Pensi che una fanpage sia allo stato attuale più o meno importante del sito stesso?
Internet e i social network hanno portato novità, ma hanno anche appiattito l’informazione, avvilito il senso critico del pubblico, fornito al lavoro un senso di precarietà che sta all’opposto di autorevolezza, precisione, puntualità. Oggi credo che consultare un sito sia sinonimo di rapidità, non di completezza e di profondità.
Come convivi con la notorietà nell’ambiente e con l’essere preso come riferimento da altri colleghi per quanto fatto fino a oggi?
Convivo benissimo innanzitutto con me stesso e la passione che ancora mi muove: e se qualcuno dice che mi leggeva, ascoltava o conserva i miei libri, ecc. mi fa piacere, ma non mi solleva da terra con senso di onnipotenza.
Perché secondo te c’è così tanta gente che fa, o prova a fare, il tuo stesso mestiere? C’è a tuo parere sufficiente preparazione? C’è solidarietà tra colleghi o aspiranti tali, oppure prevalgono invidie e frustrazioni?
Fare questo mestiere è bellissimo, se fatto con sincerità e autentico trasporto e forse molti si vogliono lanciare perché alcuni di noi veterani lo testimoniano ancora. Chi invece crede sia un trampolino per denaro o potere smetta pure subito. Non è più tempo, a meno di non volersi tuffare in talent show o operazioni oltremodo commerciali: ma quello è un altro lavoro, verso cui ho considerazione/rispetto più contenuti. La solidarietà credo sia un termine poco battuto, invidie e frustrazioni sono più alte in classifica. Come reagire e comportarsi? Non ti badar di loro, ma guarda e passa.
Quali sono i tre momenti/servizi migliori (professionalmente parlando) che hai vissuto/realizzato fino a questo momento?
Sui miei momenti migliori ho difficoltà, andiamo in là nel tempo, quando giornali e riviste erano una cosa seria: ci sono state interviste, reportage, viaggi di cui andare abbastanza orgoglioso. Ma soprattutto ci metterei libri e iniziative culturali come la curatela e organizzazione di festival e mostre, che attengono comunque alla mia sfera professionale.
Come vedi il mondo dell’editoria musicale online da qui a tre anni?
Quanto all’editoria on line la vedo poco anche adesso, figuriamoci fra tre anni. La consulto di rado, mi pare spesso sbrigativa o settaria o inutilmente polemica, essendosi nutrita molto degli umori e dei succhi gastrici dei social. Auguro però lunga vita, di crescere. E a molti colleghi giovani di imparare a scrivere un po’ meglio, con più cura generale per i particolari, pure fuori dal proprio orticello (vale ovviamente anche per la residua carta stampata).